giovedì, novembre 30, 2006

Per una virgola...


Qui in italia è "Virgole Per Caso" ma il titolo originale è: "Eats, Shoots and Leave", un gioco di parole che può rendere assassino persino un panda. In inglese infatti "Eats, shoots and leave" significa: "mangia, spara e se ne va", quando invece senza virgola, la frase si trasforma nella perfetta descrizione della dieta del panda che "mangia germogli e foglie".

L'autrice si chiama Lynne Truss, giornalista e scrittrice di successo, non che una pignola paladina della esattezza della lingua e del delicato ramo che riguarda l'interpunzione.

Sto leggendo questo libro perchè ne ho bisogno, così come ne hanno bisogno molti, senza magari rendersene conto e molti altri invece, sapendolo benissimo.
Sta di fatto che la prima tiratura del libro è andata esaurita in appena due giorni e complessivamente il titolo ha venduto ben tre milioni di copie in tutto il mondo.

E' un'opera ben scritta, lieve, architettata in modo da rendere divertente ed interessante persino l'austero regno di apostrofi e virgole.

mercoledì, novembre 29, 2006

Trittico dei grilli per la testa





La morte di Ivan ll'Ic



Il titolo di questa breve novella di Lev Tolstoj ne svela già tutta la storia. Ne è l’antefatto e, al contempo la sintesi, lo svolgimento, l’atto finale.
Ma quanto c’è nella parola "morte"!
Quanta vita passa in mezzo a questo cerchio nero, tondo come una O, in mezzo ad una pagina bianca?
Io rifletto spesso sul fatto che alcuni fortunati hanno la possibilità di sbrigare la pratica in pochi secondi: il tempo di chiudere gli occhi e non ci sono già più.
Altri invece ed Ivan ll’Ic è uno di questi, patiscono una lunga, lunghissima agonia, prima di lasciare questo mondo.
Sono costretti a guardare se stessi in un lento,progressivo ed inesorabile decomponimento, sono condannati a vedere lo strazio dei propri cari oppure, come accade a Ivan ll’ic, l’ipocrisia della propria famiglia e persino la propria.
Naturalmente, di fronte alla morte, va in pezzi qualsiasi certezza o sovrastruttura e capita che un uomo che per tutta la vita cerca di costruire la una immagine proba, ricalcando quella di altri, si ritrovi all’improvviso solo e spaesato, di fronte alla propria vera natura.
Questo libricino, che si consuma in non più di un paio d’ore, è una lettura di quelle importanti davvero.

La notizia dov'è?


Quando si lavora per un mensile, si inciampa ogni volta in un grosso dilemma: cosa si può scrivere stavolta?
Non è mica semplice trovare una notizia che rimanga fresca dal giorno dell’impaginazione fino a quello dell’uscita e poi, possibilmente, per tutto il mese!
A me piace molto trattare argomenti culturali: mostre, presentazioni di libri, premiazioni.
Ma non sempre si ha a che fare con materiale che rimanga attuale per molto.
Quindi… ora mi tocca spulciare sul web e su qualche quotidiano per trovare ganci favorevoli alla costruzione di un pezzo decente.
Incrocio le dita e confido in un po’ di intuito.

martedì, novembre 28, 2006

Volere è Potere

P positivo
R responsabile
E ecologico
M misurabile
I ideabile
O
oggettivo

Bisogna scrivere i propri obbiettivi. Credervi fermamente. Lavorare alacremente per ottenerli.
Il proprio scopo deve essere un "premio".
deve trattarsi di un "voglio" fermo, devono essere banditi i condizionali e le negazioni.
Il metodo per raggiungerlo è responsabile, non danneggia te e gli altri, misurabile, realizzabile e raggiungibile.

Mamma... Nicole


Sembra sia ufficiale: La Kidman è incinta.
E’ bellissima, ha talento da vendere, fiuto per le storie che faranno successo e per i buoni affari.
In amore le cose però non le vanno un gran che.
Prima il nano di scientology la scarica in favore della Cruz e non la riprende, innamorato perso della sciacquetta Katie, poi lei a sua volta si sposa con un bel ragazzo ma drogato perso.
Ora però Nicole sta per passare un dolce Natale, come quello profetizzato dalla campagna pubblicitaria di “Sky” che la vede alle prese con un bimbo che esprime il suo desiderio e che lo vede avverarsi.
In questo caso però, il desiderio che si avvera è proprio un bambino, una piccola vita che, ormai sembra certo, vive nel grembo della bellissima autraliana.
A questo punto, se Nicole è rimasta incinta a pochi mesi dal suo matrimonio, come mai in tutti gli anni trascorsi al fianco di Cruise, avere un bambino sembrava una “missione impossibile” ?
Chi tra i due non poteva avere figli?
Dopo la nascita di “Suri”, sembrava chiarito il dilemma

e Tom ne usciva inequivocabilmente assolto, ora però il dubbio ritorna ad assalire coloro che, a farsi gli affari degli altri, proprio non rinunciano.
Katie è stata fotografata col pancione e con Suri, diciamocelo, sono due gocce d’acqua… ma Tom potrebbe anche non essere il padre, la scienza fa miracoli al giorno d’oggi.

Si certo, viene da dirsi “ e chi se ne frega”… ma salta agli occhi quanto la sorte sembri essere avversa al povero Tom ultimamente.
Chissà perché poi, vista la “ligiosità” con cui adempie ai propri doveri religiosi.
A proposito, dove sarà ora il gatto che il marito fedele ha regalato alla mogliettina per il matrimonio, insieme ad una pentola e ad un pettine?

L’avranno portato con loro in viaggio di nozze oppure l’avranno impacchettato di nuovo e spedito a qualche “tata” assunta appositamente per badare al nuovo pargolo?

In mezzo a tanti misteri, una cosa appare chiara, adamantina: Nicole è splendida e se una porta si chiude, ogni tanto può aprirsi un portone, soprattutto per lei.

lunedì, novembre 27, 2006

reazioni involontarie

Le immagini del malore di Berlusconi ci sono entrate in casa ieri e continuiamo a vederle stamattina.
I telegiornaliaprono con Berlusconi e chiudono con l’aggiornamento sulla salute di Berlusconi.
I fatti di ieri, in sostanza, mi hanno illuminato sulla situazione che attraversiamo.
Ci ritroviamo con un presidente del
consiglio (Prodi), praticamente anonimo, del quale fondamentalmente si sa poco e niente (gli aficionados ne conoscono l’amore per le passeggiate in bicicletta ma poco altro) mentre del premier uscente sappiamo tutto, proprio tutto.
Conosciamo i suoi figli e li conosciamo quasi uno per uno, su tutti Piersilvio, Marina e l’astro nascente, Barbara; Chiamiamo sua moglie per nome e sappiamo che quel nome è un nome d’arte ma, per inciso, ne conosciamo anche quello all’anagrafe.
Abbiamo un quadro perfetto, in sintesi, del Berlusconi pubblico, con la gestione dei suoi affari e del Berlusconi privato,
una visione a tutto tondo sull’uomo, sul politico, sul business man.
Il risultato
è che vedendolo accasciarsi sul palco e monitorando l’attenzione che l’evento ha suscitato, mi è parso che di fatto, il vero presidente degli italiani fosse lui.
Il malore gli garantirà senz’altro un ritorno di immagine, o meglio, un ulteriore ritorno d’immagine, oltre quella procuratagli dalle incertezze della maggioranza di governo.

C’è da augurargli di stare bene quindi, per molteplici ragioni.
Un uomo che sviene dopo un intervento concitato sui temi della politica, dà un messaggio preciso: mostra alla platea, estesa dalla presenza delle telecamere, di tenere a ciò che dice, di aver speso energia per pensare e dire, di esse disposto al sacrificio, pur di ottenere un risultato.
Lo svenimento ha, tra l’altro, amplificato la portata di un intervento che probabilmente, senza inconvenienti, sarebbe rimasto di basso profilo.
Ora, dopo lo svenimento di Berlusconi, tutti hanno potuto ascoltare cosa aveva detto poco prima al suo pubblico.
L’incidente poi, ha di nuovo posto l’attenzione sul lato umano e del tutto sui generis di Berlusconi: la sua rincorsa alla giovinezza, il look disimpegnato dell’estate, le feste, i trapianti alla chioma, i lifting, la recente operazione al menisco e poi le battute.

Al dottore che l’ha soccorso a Montecatini (nella foto) avrebbe detto: “ma chi è, Bin Laden?”
Al San Raffaele di Milano si è subito trovato un posto letto per l’ex premier, per fortuna, visto che non è poi così scontato che un malato trovi una sistemazione nei nostri nosocomi. La notte è trascorsa tranquilla e sembra che l’emergenza sia rientrata.
La vera notizia è che il personaggio più controverso d’Italia, è riuscito a tenere col fiato sospeso, persino chi politicamente non lo apprezza affatto; Perché di fronte alla malattia, all’improvvisa sofferenza, l’uomo ha la meravigliosa capacità di empatizzare…

Tutto questo a riprova del famoso e quanto mai veritiero detto: “non tutti i mali vengono per nuocere”.


domenica, novembre 26, 2006

Nelle stanze della notizia

E così sono entrata in uno dei templi dell’informazione italiana: venerdì scorso, le porte della blindatissima redazione del quotidiano “La Repubblica”, si sono aperte anche per me e per i miei compagni di corso.
Precisazione d’obbligo è che a casa mia si è sempre letto “La Repubblica” e, qualche volta, “l’unità”.
Del resto è un’ammissione (di colpa?) degli stessi giornalisti de “La repubblica”, quella di essere orientati a sinistra; lo si evince chiaramente non appena si entra al quarto piano del palazzone situato a “Largo Fochetti” (qui nella foto), si apre la porta e su uno dei muri della prima stanza che ci si ritrova di fronte, campeggia una copertina de “l’espresso” con la faccia di Berlusconi visibilmente affranta, dopo la trombatura alle elezioni.
Ma a proposito di “Largo Fochetti”, c’è anche chi, come Giuliano Ferrara, ironizza su questo indirizzo, rimodellandolo sulla base della presunta inclinazione dei giornalisti del “gruppo espresso”, ad essere in un certo qual modo “radical Chic”e da “largo Fochetti” è breve il passo a “largo Fichetti”.
Alle 9.00 del mattino non c’è ancora nessuno in redazione, c’è senz’altro però il direttore (che in questo momento è Ezio Mauro), gli addetti all’archivio e qualche giornalista che prende visione dei giornali della concorrenza, anticipando il lavoro che si andrà a fare poi, nella riunione delle 10.30, quella che nell’era di Scalfari si chiamava “messa cantata”.
Ben altra è invece l’atmosfera che si respira a repubblica radio tv.
C’è un grande fermento, i giornalisti sono già tutti al lavoro, concentrati su “radio capital”, “M2O”, il canale telematico “all music” ed il sito internet “repubblica.it”. Che che ne dica Ferrara però, non mi è parso di notare nessuna spocchia radical chic o di altro genere nei giornalisti che abbiamo incontrato e negli addetti ai lavori, giù, a repubblica radio e tv.
Sono tutti stati disponibili molto oltre le nostre speranze, ci hanno fatto da ciceroni, senza che in verità, glie lo avessimo chiesto o l’avesse fatto il nostro tutor…
Chi lo sa, magari si tratta di orgoglio per il proprio lavoro e per la propria professionalità.
Una regola dalla quale nessuno prescinde, è il “tu”.
Ogni giornalista che ho incontrato fin’ora, non solo lo ha preteso ma lo ha consigliato, sostenendo che serva a stabilire una “vicinanza” tra colleghi, tra persone che possono essere utili come “ganci”. Insomma, negli ambienti dell’informazione vige l’informalità, naturalmente nel rispetto delle gerarchie… infatti non credo proprio che Marcello Berengo Gardin (nella foto), responsabile della comunicazione istituzionale di SKY, si permetta di dare del “tu” a zio Rupert… anche se, pensandoci bene, in inglese il “lei” non esiste proprio quindi la questione è del tutto aperta.
E va bene allora, è passato un altro lungo Week-end… e mi è bastata una sola ora in più di sonno questa mattina, per riprendermi del tutto.
Adesso, grazie anche al blog, raccoglierò le idee, le codificherò e ricomincerò il mio viaggio, raccogliendo il consiglio di Alberto Lori che ha detto: “ci vuole DUM”, ovvero Darsi Una Mossa!

giovedì, novembre 23, 2006

Anoressia... Porta a Porta

Ieri notte non riuscivo a prendere sonno, quindi ho pensato che sintonizzarmi su porta a porta di Vespa mi avrebbe aiutata.

Si parlava di anoressia, come del resto si fa in ogni trasmissione di approfondimento dalla settimana scorsa, quando sono morte due modelle anoressiche.
In studio c’era la Melandri, un paio di dottoresse, una scrittrice e poi una schiera di modelle, anoressiche in potenza (o in atto? Non è dato sapere).
La meno banale, Fernanda Lessa che ha detto chiaro: “Oggi finalmente porto la 38/40 ma peso sei o sette chili in più di quando sfilavo per i grandi stilisti, come Armani o Cavalli, che sono quelli che fanno sfilare le donne più belle, quelle con le curve.
Boh, a questo punto mi sono persa: quali curve ha una che sta 7 chili sotto alla taglia 38?
Ma sti stilisti bisogna difenderli per forza? Certo, la moda è una delle poche cose che in Italia funziona, se ci mettiamo a fare rivoluzioni proprio lì, allora magari finisce che ci tiriamo la zappa sui piedi.
In collegamento c’era Cavalli, Roberto… ha detto poco e niente, tranne bofonchiare “Non esiste, non esiste, le nostre modelle non sono troppo magre.”
Idioti, chi lo decide quando una è troppo magra? E’ proprio questo il problema, per loro quei mucchiettini di ossa che fanno sfilare, non sono troppo magre, eppure per un dottore, sarebbero al 90 per cento, quindi quasi tutte sotto peso.
Allora, da una parte c’è la salute, dall’altra i canoni estetici, e purtroppo non coincidono più.
Tutte le modelle si affannavano a dire: “Ahhh… io mangio tanto, io mangio proprio tanto!”, io le vorrei vedere mangiare però, perché per una anoressica, finire una foglia di lattuga intera, può essere mangiare troppo.
E infatti la Lessa è intervenuta: “Io ho conosciuto un sacco di modelle che mangiavano solo un mandarino al giorno e hanno pure perso l’utero”…
Però le modelle di Vespa, oh, tutte magnone, come no!
Chissà quanta pizza mangiano, pasta poi… si si.
Quanta ipocrisia, nessuna che avesse detto: Non sono anoressica ma sto sempre a dieta, devo stare attenta, sennò, io che sono magra di costituzione, dalla 38 passo alla 42 e non entro più nei vestiti di Cavalli & co.
Nota di Colore: L’onorevole Carfagna (come a Vespa piace tanto chiamarla) era agguerritissima, poverina, è alle prime armi e non ha capito che doveva volare un po’ più basso, essere più morbida, visto che il tema richiedeva più coesione che divisione. Invece lei no, sempre a tirare le orecchie al ministro Melandri, sempre a dire “Non vorrei essere polemica…” Farà strada, perché la faccia tosta non le manca.
Mi sono addormentata prima che la Mazza potesse rispondere a Vespa sull’anoressia in Argentina… La bella Valeria avrà risposto a tono con la serata? Ovvero: “Ma nooo, qua c’abbiamo certe bistecche così!”

mercoledì, novembre 22, 2006

Rai, mamma o matrigna

I tempi cambiano davvero? Non sarà per caso che se dalla RAI nessuno ha chiamato Fiorello per congratularsi con lui dopo lo show di domenica sera, è stato perché ormai si finisce a dirigere un’azienda e poi un’altra e un’altra ancora e succede di non averne davvero a cuore nessuna?
Ed è poi il caso di chiamare “azienda” anche la RAI? Non sarà anche per questa visione aziendale, burocratica e fredda di quella che invece dovrebbe essere la maggiore fucina creativa dell’intero paesaggio multimediale italiano, che di fatto la RAI non funziona quanto potrebbe?
Tutte domande, i fatti certi per ora sono i grandi risultati di domenica scorsa, perché se da una parte (rai uno), Fiorello ha stravinto la gara dell’auditel, dall’altra (rai tre), Fabio Fazio resisteva egregiamente con Che tempo che fa.
E allora che questa RAI si riprenda un po’ di entusiasmo, almeno quando le cose vanno bene, perché così bene non vanno sempre… tanto vale ammetterlo.
Ci vuole più entusiasmo quando la qualità c’è e piace, perché non è affatto scontato che succeda.
E soprattutto, quello che chiedeva Fiorello: una telefonata, una pacca sulla spalla, bisogna farla… bisogna recuperare il rapporto tra persone, perché non sempre si può avere a che fare con “personaggi”, da sfoderare dal cilindro quando c’è maretta.

martedì, novembre 21, 2006

Dance Floor


D&G un marchio italiano, l’ennesimo, una griffe tra le più prestigiose nel mondo ed in più è giovane.

Da qualche giorno è in onda il nuovo spot della linea Time ed è evidente a quale rivoluzione i creativi D&G abbiano puntato rispetto all’anno passato.
Se nella scorsa stagione infatti, l’orologio era un pegno d’amore fra coppie giovani, contemporanee e reali, talmente tanto da fare “puzzette” all’unisono, magari dopo una buona cena messicana, oggi si fa un passo in dietro e si ritorna al glamour della pista da ballo, dove tutti sono cool.ed i più cool hanno un Time, al polso o tra i denti, ma ce l’hanno.
Niente più normalità quindi, che non attrae, che forse addirittura disturba (anche se l’obbiettivo dello scorso anno non era certo un inno alla semplicità tradizionale ma piuttosto la voglia di stupire), in favore del vecchio ma sempre utile sfoggio di fisici perfetti, scolpiti e magri, coperti il minimo indispensabile.
E quindi è così che vediamo “dance floor” il mini film “commercial” di D&G Time.
Una pista da ballo, divanetti sui quali corpi flessuosi e perfetti si divincolano a ritmo di musica, contendendosi i preziosi ninnoli D&G

Le perle di Beautiful

Brooke, come abbiamo già detto, ha fatto l'amore con Ridge ma la poverina era sotto effetto di farmaci ed era, parafrasandola, "svenuta".
Nick, lo scopre, va su tutte le furie e vorrebbe uccidere Ridge ma, allo stesso tempo, si chiede se Brooke sia completamente sincera con lui...
Brooke, per discolparsi, racconta le fasi della sua disavventura e qui gli sceneggiatori danno il meglio di loro stessi, ai danni del povero Ridge.

Parole di Brooke: "Nick, ti amo, ero svenuta, quando mi sono svegliata lui era li, è successo tutto così in fretta! "
Ah, quindi con Ridge è successo tutto così in fretta?!?

lunedì, novembre 20, 2006

parole ed espressioni out



Buttare il bambino, insieme all'acqua sporca: espressione che vuol dire: non buttare all'aria le cose buone fatte se nel frattempo se ne sono fatte anche di cattive.
Ma ci sono mille modi per dire la stessa cosa e questo, a mio avviso, è uno dei peggiori e più grevi.

La politica? Così è se vi pare.

Spesse volte, leggendo i giornali, o guardando la tv, mi viene da pensare che sto assistendo ad un teatro dell’assurdo, teatro nel quale le marionette non sono in scena, ma in paltea, a guardare ed io, sono una di loro.
Ho imparato che i media, in accordo con la politica, hanno creato un codice, di azioni e reazioni, da sfoderare e da dare in pasto, ad ogni particolare occasione.
E così, tanto per citare un caso qualunque, se ad una manifestazione pro Palestina, una decina di black block si mette a fare casino, devono piovere giù anatemi e devono piovere pure su quelli che nel corteo si limitavano a camminare e magari, al massimo, a sventolare qualche bandiera.
Gli anatemi devono piovere perché si deve strizzare l’occhio a tutti, tenersi buone quante più persone possibile.
Ma non è invece adamantino, nella situazione verificatasi con Diliberto ad esempio, che lui non c’entrasse niente e che non c’è neppure da considerare le azioni dei black block, perché li conosciamo ed è da sempre che li deprechiamo?
Una classe politica seria, che tiene alla gente e che apprezza la gente, non dovrebbe essere piuttosto portata a credere che sia solo un piccolo gruppo di facinorosi il colpevole dei disordini e non tutta la piazza o tutto il gruppo dei comunisti italiani? Perché dare addosso a tutti, per precisare, davanti all’opinione pubblica, di essere estranei alla cosa?
Tutti a dare contro a Diliberto… per cosa? Per una manifestazione alla quale, forse qualche mese fà avrebbero partecipato tutti.
Diliberto non ha detto nulla di strano nell’intervista rilasciata a la repubblica, il sospetto che questi gruppi di ragazzotti violenti, non intervenga alle manifestazioni per sostenerne le cause, ma piuttosto per affossarle, viene a chiunque tenga ai contenuti stessi delle manifestazioni.
Se voglio sfilare per la Palestina e puntualmente un gruppo di idioti comincia a raccogliere tutta l’attenzione con i suoi gesti eclatanti, dai quali la maggior parte dei manifestanti si dissocia, qualche problema c’è e forse, da parte di questa gente, c’è la volontà di fare andare male le cose…
Bastava vedere, ieri, come si leccava i baffi Fede :-) .

domenica, novembre 19, 2006

A tutto Horror

Per una strana coincidenza, tra ieri ed oggi mi sono ritrovata a fare una riflessione seria sul mondo del terrore.
Tutto è cominciato ieri sera: “dai affittiamo un DVD”. E così mi ritrovo tra le mani Hostel, un film ipersponsorizzato, che se ne è andato in giro per il mondo con la benedizione di Quentin Tarantino.
Per una buona metà della pellicola, non accade nulla di particolarmente inquietante. I protagonisti sono tre ragazzi americani alle prese con il loro tour europeo, un po’ di cultura e poi ragazze, soprattutto ragazze.
Zaini in spalla e tanta speranza, i tre finiscono in un paesino sperduto della repubblica ceca, diretti in un ostello consigliato loro da un ragazzo ad Hamsterdam.
Le premesse sono ottime, l’ostello non solo sembra un hotel a quattro stelle, ma le ragazze sono strepitose e disinibite.
Bene, non sto qui a raccontare tutta la trama, perché nelle recensioni serie non si fa mai, basta però dire che l’ostello risulterà presto essere una orribile trappola ai danni dei suoi ospiti.
Si vede moltissimo sangue in questo film, le tinte sono fosche, i toni sono tra l’azzurro ed il verde, quindi molto freddi e ci sono scene crude al limite della sopportazione.
L’impatto visivo è decisamente coinvolgente, ho visto horror durante i quali non riuscivo proprio a dimenticare che si trattava soltanto di una finzione, invece in questo, lo ammetto, ogni tanto dovevo chiudere chi occhi…
Ci sono elementi alla Tarantino, troppo pochi per dire che Hostel sia vicino alla filosofia di pulp fiction o di Kill bill, diciamo più che altro che ogni tanto, estrapolati dal realismo generale, risaltavano dei particolari assolutamente inverosimili.
L’ostello con la SPA… oppure le bande di ragazzini, ladri e assassini, che uccidono per un pacchetto di gomme da masticare, sono decisamente elementi che non hanno nessun fondamento.
L’horror è un genere nel quale lo spettatore deve avere paura, temere, provare tensione e se è per questo, Hostel centra in pieno i suoi obbiettivi.
Ogni tanto si sconfina nello splatter assoluto ma il lirismo è buono ed il ritmo anche.
Naturale che stanotte io abbia sognato, manco a dirlo, una specie di collage, riguardo le mie esperienze fatte negli ostelli: Parigi, Londra, Praga, Vienna, Madrid, Barcellona… mai nessun problema serio, magari un po’ di disorganizzazione ma niente a che vedere con le avventure nefaste dei tre ragazzi del film di Roth.
A proposito del regista: è giovane, classe 1972, appartiene all’alta borghesia di Boston e compie i migliori studi possibili, nei quali, tra l’altro, eccelle.
Il suo cognome è Roth, come ho già detto, il nome: Eli, che si pronuncia Ilai.
E’ un ragazzo sveglio ed informale, uno di quelli che non sai se è il regista oppure uno degli attori. E vale la pena vedere gli special del dvd, che fanno conoscere il team che ha lavorato al film (regista sotto la doccia compreso).
Ma perché parlo di Horror? Perché attira e non solo al cinema. La nuova generazione di giochi per playstation punta moltissimo sulle pulsioni morbose: si uccide, si investono pedoni, si spara, si seppelliscono vive le ragazzine e tutto questo potrebbe, per legge, farlo un ragazzo che non abbia meno di sedici anni, di fatto, chiunque può accedere a questi “giochi” e forse non è affatto giusto.
Al cinema si subisce una storia.
A casa, davanti alla console, si agisce e, in un certo senso, la storia la si fà.
Allora ha ragione Roth, c’è chi pagherebbe per provare il brivido di dare la morte a qualcuno? Ma bisogna vedere Hostel, per capire a cosa mi riferisco...

sabato, novembre 18, 2006

Le perle di Beautiful

Io vorrei vederli, vorrei guardare le loro facce ed inchinarmi, ma con uno di quegli inchini profondi, al loro genio artistico.
Parlo degli autori di Beautiful e non sto affatto scherzando, io mi inchinerei sul serio ed inviterei tanti professionisti del settore a farlo.
Carta canta: venti anni di show, di puntate su puntate ed intrecci (sempre gli stessi) tra personaggi (sempre gli stessi) e non aver perso mai la verve né il pubblico.
Tutti nel mondo sanno chi è Brooke, chi è Ridge, Stephany, Eric e Thorne… e allora inchino alle loro storie strampalate, incestuose, ridicole, eppure morbosamente avvincenti, uno schiaffo al moralismo, di cui pure sono intrise e al perbenismo a cui strizzano l’occhio.
Ed è così che Ridge e Brooke si prendono e si lasciano decine di volte, ogni volta coronando il loro amore rinnovato con un matrimonio. A Beautiful quando ci si innamora ci si sposa, ci si sposa più di quanto si tradisca, anzi, pare non possa esserci amore senza una promessa davanti a Dio, da infrangere subito dopo magari.
E così Brooke concepisce bambini con il marito della propria figlia… ma pensare all’aborto è assolutamente taboo, fa petting con l’altro marito di sua figlia ma non vuole farci l’amore finchè non saranno pronte le carte del divorzio. I personaggi muoiono e poi resuscitano, Taylor l’ha già fatto un paio di volte e sembra sempre che sia normale, accettabile, plausibile.
E la cosa assolutamente commuovente, è che non c’è mai la pretesa di essere realistici, Beautiful è uno show e come tale si presenta, senza alcun intento se non quello di intrattenere. Perciò, il rischio di immedesimarsi è bassissimo, così come quello di poter essere condizionati dalle scelte della volubile Brooke o del prepotente Ridge. Tutto è troppo assurdo per essere registrato dalla mente come possibile modello comportamentale ed è questa la forza di Beautiful rispetto ad altre soap.
Mentre gli altri devono cercare di stare attenti e tenere in equilibrio il proprio filo narrativo, Beautiful ribalta ogni regola, toccando picchi di inverosimiglianza mai avvicinati neppure da guerre stellari, mantenendo però, allo stesso tempo, i propri capisaldi: La famiglia, il matrimonio, i figli, l’amore, il sesso. Tutto l’assurdo possibile ed immaginabile, gira intorno a queste cinque pietre miliari, inscalfibili.
Mi riprometto, per quanto è possibile, di annotare d’ora in avanti, le migliori perle che gli sceneggiatori di Beautiful ci elargiranno
Per ora, e non è poco, Ridge e Brooke hanno fatto l’amore, peccato che lei avesse preso dei sonniferi e che lui non si sia accorto di fare sesso con una mezza morta… al suo risveglio Brooke si sente violata (solo una settimana prima stava per risposarsi con Ridge, per poi accorgersi di volere Nick, fratello di Ridge ed ex marito della figlia di lei), piange a dirotto, si dispera, ne risente persino il suo abbigliamento: lei che di solito indossa vestiti alla moda, colorati e provocanti, ora si butta addosso una giacca informe e nera a lutto…

venerdì, novembre 17, 2006

Giovedì "di fuoco"... in tv


Allora, mentre Santoro su rai2 se le suonava con Cuffaro (presidente della Regione Sicilia) a suon di promesse di querela, alle quali son parsi troppo abituati entrambi, su canale 5 andava la prima puntata della serie “codice rosso”.
Di cosa parla e come è stato questo primo episodio?
Lo start, prevedibile ma di sicuro effetto: una intera squadra di vigili del fuoco muore durante una pericolosissima azione, si salva solo il comandante (il cazzutissimo Gassman), che d’ora in poi sarà attanagliato dai sensi di colpa e che dovrà eroicamente tacere la verità sull’incidente, provocato dall’errore di un membro della squadra.
Nel frattempo arrivano nuovi personaggi al “15A” (che richiama, volontariamente o no, il decimo tuscolano): C’è Pietro Taricone che recita praticamente se stesso, ovvero il bulletto fanfarone e sciupafemmine, dal cuore d’oro però e dal grande coraggio; e Ilaria Spada, donna-vigile, l’unica tra tanti maschi, con una vita sentimentale tutta sbagliata. In tutto ciò, si allarga a macchia d’olio, il sospetto che un maniaco dal passato infelice, stia tramando nell’ombra.
La regia è avvincente ed il cast piuttosto azzeccato, forse non sarà un successo quanto “distretto di polizia” ma è pur sempre un buon prodotto, destinato, con ogni probabilità, a piacere.
Ma nella sfida di emozioni di ieri sera, a mio avviso, vinceva “Anno Zero”, soprattutto quando si sono evocate immagini inquietanti, come quelle di Cuffaro, che per evitare le intercettazioni telefoniche, da appuntamento ad un mafioso in un negozio di abbigliamento e discute di affari con lui, mentre (così ha detto Santoro) “si cala i pantaloni”.
Il solito Travaglio ha sparato a pallettoni ed il conduttore ha profetizzato che dopo quell’editoriale… non avrebbero mangiato il panettone… sarà così?