domenica, novembre 19, 2006

A tutto Horror

Per una strana coincidenza, tra ieri ed oggi mi sono ritrovata a fare una riflessione seria sul mondo del terrore.
Tutto è cominciato ieri sera: “dai affittiamo un DVD”. E così mi ritrovo tra le mani Hostel, un film ipersponsorizzato, che se ne è andato in giro per il mondo con la benedizione di Quentin Tarantino.
Per una buona metà della pellicola, non accade nulla di particolarmente inquietante. I protagonisti sono tre ragazzi americani alle prese con il loro tour europeo, un po’ di cultura e poi ragazze, soprattutto ragazze.
Zaini in spalla e tanta speranza, i tre finiscono in un paesino sperduto della repubblica ceca, diretti in un ostello consigliato loro da un ragazzo ad Hamsterdam.
Le premesse sono ottime, l’ostello non solo sembra un hotel a quattro stelle, ma le ragazze sono strepitose e disinibite.
Bene, non sto qui a raccontare tutta la trama, perché nelle recensioni serie non si fa mai, basta però dire che l’ostello risulterà presto essere una orribile trappola ai danni dei suoi ospiti.
Si vede moltissimo sangue in questo film, le tinte sono fosche, i toni sono tra l’azzurro ed il verde, quindi molto freddi e ci sono scene crude al limite della sopportazione.
L’impatto visivo è decisamente coinvolgente, ho visto horror durante i quali non riuscivo proprio a dimenticare che si trattava soltanto di una finzione, invece in questo, lo ammetto, ogni tanto dovevo chiudere chi occhi…
Ci sono elementi alla Tarantino, troppo pochi per dire che Hostel sia vicino alla filosofia di pulp fiction o di Kill bill, diciamo più che altro che ogni tanto, estrapolati dal realismo generale, risaltavano dei particolari assolutamente inverosimili.
L’ostello con la SPA… oppure le bande di ragazzini, ladri e assassini, che uccidono per un pacchetto di gomme da masticare, sono decisamente elementi che non hanno nessun fondamento.
L’horror è un genere nel quale lo spettatore deve avere paura, temere, provare tensione e se è per questo, Hostel centra in pieno i suoi obbiettivi.
Ogni tanto si sconfina nello splatter assoluto ma il lirismo è buono ed il ritmo anche.
Naturale che stanotte io abbia sognato, manco a dirlo, una specie di collage, riguardo le mie esperienze fatte negli ostelli: Parigi, Londra, Praga, Vienna, Madrid, Barcellona… mai nessun problema serio, magari un po’ di disorganizzazione ma niente a che vedere con le avventure nefaste dei tre ragazzi del film di Roth.
A proposito del regista: è giovane, classe 1972, appartiene all’alta borghesia di Boston e compie i migliori studi possibili, nei quali, tra l’altro, eccelle.
Il suo cognome è Roth, come ho già detto, il nome: Eli, che si pronuncia Ilai.
E’ un ragazzo sveglio ed informale, uno di quelli che non sai se è il regista oppure uno degli attori. E vale la pena vedere gli special del dvd, che fanno conoscere il team che ha lavorato al film (regista sotto la doccia compreso).
Ma perché parlo di Horror? Perché attira e non solo al cinema. La nuova generazione di giochi per playstation punta moltissimo sulle pulsioni morbose: si uccide, si investono pedoni, si spara, si seppelliscono vive le ragazzine e tutto questo potrebbe, per legge, farlo un ragazzo che non abbia meno di sedici anni, di fatto, chiunque può accedere a questi “giochi” e forse non è affatto giusto.
Al cinema si subisce una storia.
A casa, davanti alla console, si agisce e, in un certo senso, la storia la si fà.
Allora ha ragione Roth, c’è chi pagherebbe per provare il brivido di dare la morte a qualcuno? Ma bisogna vedere Hostel, per capire a cosa mi riferisco...

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