mercoledì, gennaio 31, 2007

dolori privati/pubbliche vendette

L’angelo del focolare non c’è più. Finalmente si è venuti a capo di una situazione che incuriosiva un po’ tutti credo.
Personalmente mi chiedevo come facesse Veronica Lario, seppure nella sua gabbia dorata, a sopportare le angherie del gaffeur più famoso del mondo: suo marito Silvio Berlusconi.
Oggi sappiamo che non le sopportava affatto ed in fine, con un vero colpo da maestro, ha fatto quello che altri politici non sono mai riusciti a fare: gli ha chiesto pubbliche scuse per alcune sue lascive dichiarazioni.
Scommettiamo che lui, da par suo, dirà di essere stato frainteso?
Non credo che Veronica glie la farà passare liscia però.
Tra l’altro, ulteriore nota succulenta, è che la bella Veronica ha scelto, per la sua dignitosa invettiva, le colonne di uno dei giornali più invisi al cavaliere, ovvero “la Repubblica”.

Ma Cacciari cosa ne pensa? Si era vociferato in passato, di una sua simpatia con Veronica Lario, simpatia per altro pubblicizzata proprio da Berlusconi.
Cacciari però chiosa sicuro“sono affari loro”.
Però poi non ce la fa ed aggiunge “lui è una persona di pessimo gusto

lunedì, gennaio 29, 2007

la vie en blue

Le vie del Viagra sono infinite.
Se ti va bene, passi una serata coi fiocchi, anche se hai una certa età.
Se ti va male finisci in ospedale con l’infarto, ma con la consapevolezza di quali siano le cose importanti nella vita: la famiglia ed una moglie che ha rischiato di ammazzarti, ma l’ha fatto per amore

domenica, gennaio 28, 2007

A scopo scandalistico?



Ieri l’Espresso è uscito con un’altra succulenta inchiesta, destinata a suscitare polemiche su diversi piani interpretativi.
Il giornalista Riccardo Bocca, è andato in 24 chiese di cinque città italiane per confessarsi su temi scottanti come i Pacs e le unioni di fatto, ma anche le staminali e la contraccezione ed ha poi pubblicato le posizioni dei sacerdoti, rivelando come spesso queste non siano perfettamente allineate con le direttive del Pontefice.
La prima reazione indignata e censoria è stata quella de l’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, che ha accusato l’Espresso di aver violato il Santo Sacramento della Confessione.
L’inchiesta, per la verità, ricalca un po’ i toni dei già celebri servizi de Le Iene, quando un infiltrato della trasmissione di Italia uno estorceva ai sacerdoti le proprie posizioni in merito alla pedofilia.
Ora però c’è di mezzo il sacramento della Confessione che senz’altro è stato violato.
Anche chi non è credente o praticante, inevitabilmente si sente sensibile a questo dato di fatto. Ma la nota dell’Osservatore Romano, finisce per stonare quando insinua che i giornalisti abbiano ingannato i sacerdoti a scopo scandalistico.

Senz’altro l’idea di fare uno scoop non sarà dispiaciuta ai curatori dell’inchiesta, ma una notizia è pur sempre una notizia e non sarà forse Sacra, ma ha senz’altro il proprio fondamentale valore.

L’inchiesta era motivata da scopi informativi e chiarificatori su una situazione che coinvolge milioni di persone nel mondo ed è “blasfemo” e riduttivo addurla a fini meramente scandalistici.
Come sempre si cerca di nascondere la Luna dietro il dito e si parla di tutto fuorché della notizia in sé.

Come mai c’è confusione nella Chiesa? Non gioverebbe forse autocritica? Non sarebbe ora di analizzare la situazione, il problema, in modo concreto, cercando di ampliare una visione che evidentemente a molti sta stretta e sulla quale nessuno può sentirsi certo di avere la verità in tasca?
A l'Osservatore Romano occorrerebbe, forse, buona Fede

giovedì, gennaio 25, 2007

Napoleon Dynamite

L'eroe di un'America che non c'è, forse


Confesso di avere un debole per i film a basso costo, realizzati con budget assolutamente esigui e che poi diventano piccoli cult, in barba ai colossal hollywoodiani con cast pieni di dive e divetti.
Complice la programmazione di Sky, ieri sera ho visto “Napoleon Dynamite”, film americano del 2004, la regia è di Jared Hess; la storia può apparire scontata ed abusata, perché si racconta del solito adolescente un po’ tardo, che cresce nella provincia americana, sbeffeggiato dai coetanei furbi ed ignorato dagli adulti inevitabilmente incasinati. Ma Napoleon non è un geek qualsiasi, non è un povero sfigato e basta. Napoleon Dynamite è un alieno tra alieni che vivono in un mondo senza storia, in pieno conflitto con il tempo. Non si capisce infatti in quali anni si stia vivendo: gli acquisti su Internet e le chat line fanno pensare ad i giorni nostri, ma gli abiti di scena e le macchine riportano agli anni ottanta… forse per testimoniare quanto una certa America possa restare indietro rispetto al resto del mondo che fugge in avanti.
Una commedia surreale, colorata, dolce amara.
Amara perché Napoleon, senza troppi giri di parole, è un nerd stupido, ebete, interpretato da Jon Heder con una mimica davvero fenomenale… ma dolce perché proprio quella immensa stupidità rende Napoleon dinamico, energico, vitale, persino capace di riscattarsi, di fidanzarsi, di ballare in pubblico, di portare avanti un progetto. Più capace di gente meno stupida di lui.
Da non perdere l’inizio, nel quale il cast è presentato in maniera originale ed in linea con “l’economia” di tutto il film.
Evviva il cinema indipendente.

martedì, gennaio 23, 2007

Un gay in famiglia

Prometteva bene quando negli anni ottanta sbavava dietro alla Fenech nelle commedie sexy all’italiana, quando volutamente trasformava ogni “a” in una “e” esasperando il suo pugliese ed inventando una parlata che per sempre verrà imitata e ripresa da ogni comico nostrano; Eppure nessuno avrebbe mai immaginato, in quegli anni, che un giorno Lino Banfi sarebbe stato il paladino del progressismo in TV.
Sdoganato dai ruoli da cinema di serie B, diventato attore drammatico ed impegnato, nonché il nonno più famoso d’Italia nella fiction più familiare d’Italia, Lino Banfi abbatte le barriere omertose e sussiegose delle sceneggiature prone alle convenzioni e si inventa una fiction su due lesbiche che si sposano ed infila due omosessuali ne “il medico in famiglia” ed i politici che di meglio proprio non trovano da fare polemizzano, si indignano, si chiedono che fine faccia la normalità.
Ma se la normalità fosse questa? Se lo fosse sempre stata, dietro una coltre spessissima di ipocrisia e perbenismo?
Il paradiso è lontano
È proprio vero.

Diamo un nome alle cose


Sora, provincia di Frosinone, cittadina che ha dato i natali alla celeberrima Anna Tatangelo, neo fidanzata del neomelodico più famoso d’Italia.
Sora ha un ospedale nel quale ieri è arrivata una bimba di tre anni che, di li a poco, dopo altri due ricoveri sarebbe morta. Verrebbe da pensare che la bambina, dall’ospedale di Sora, fosse stata trasferita. Invece no, la piccola, dall’ospedale di Sora, era stata DIMESSA. Cioè per qualcuno, la bimba poteva tornare a casa sua e guarire li.
Peccato che così non sia stato.
I genitori hanno dovuto portarla a Frosinone e da Frosinone è stato necessario il trasferimento al San Camillo di Roma.
Proprio ieri le Iene ci hanno mostrato come la sanità italiana crei delle corsie preferenziali per i politici e quanti scrupoli si faccia (non c’è problema onorevole, quando vuole lei).
Questa bambina, figlia di nessuno, è morta perché qualcuno non ha agito tempestivamente, perché qualcuno non ha valutato correttamente, perché qualcuno non l’ha assistita prontamente.
Sempre parafrasando le Iene: “diamo un nome alle cose”.
Questa, senza tanti giri di parole (visto che la prudenza non è servita nel caso della bambina, non servirà neppure ora, tanto più che non ne morirà nessuno), si chiama INCOMPETENZA

domenica, gennaio 21, 2007

Quanto il truccatore è in vacanza

la solita Brit

Soprassediamo sul momento nerissimo che sta attraversando la sanità italiana, saltiamo a piè pari sul disorientamento in cui versano i cittadini della sinistra e proviamo a non pensare, per un attimo, alle bizzarrie climatiche del nostro “pazzo mondo”.
Tuffiamoci invece nel più bieco climax trash e occupiamoci dell’aspetto che hanno le stars di Holliwood quando i loro truccatori sono indisposti o irreperibili…. Altro che cataclismi!
Ringrazio personalmente la redazione di repubblica.it e la fonte tmz.com per aver raccolto queste immagini che restituiscono a me e, credo, a tutte le comuni mortali, una più rosea speranza nel domani.

Courtney Love












Alicia Silverstone


j-lo


giovedì, gennaio 18, 2007

Il mistero della foresta

Sarà vero? Io la prendo per buona perché è una notizia davvero affascinante e poi Tarzan, quello interpretato dal fantastico e giovane Christofer Lambert, mi è sempre piaciuto.
1988 Cambogia, in una foresta a circa 610 chilometri a nord est della capitale Phnom Penh, a guardia di un bufalo d’acqua c’è la piccola Rochom P’ngieng, otto anni appena.
Del bufalo non sappiamo, ma della bambina si sa che scomparve nel nulla.
La cercarono forse e alla fine qualcuno la pianse.
Oggi, diciannove anni dopo, Rochom P’ngieng è stata ritrovata, li, nella foresta, metà donna metà animale. A trovarla un contadino, il quale vedendosi di continuo “rubare” razioni di cibo, aveva deciso di piantonare la sua abitazione. Che sorpresa vedere quello strano essere, che sorpresa sapere che si trattava di una donna scomparsa.
I suoi genitori l’hanno riconosciuta, nonostante le sembianze animalesche che la ragazza ha assunto dopo tanto tempo senza alcun contatto umano.

mercoledì, gennaio 17, 2007

cresciuti con Happy Days

Probabilmente Nanni Moretti non aveva idea che una sua frase, buttata li, potesse trascinarsi per giorni ed assumere risvolti così significativi.
Il fatto è che qualsiasi cosa dichiari il regista romano, qualsiasi termine inventi, è destinato a fare scalpore, ma non ci si agguerriva così contro di lui dai tempi dei girotondi; neppure l’esplicito Caimano aveva agitato gli animi quanto l’ultima polemica su Happy Days.
Moretti avrebbe accusato una certa sinistra di essere cresciuta con Happy Days e di essere, per questo, qualunquista.
Sfortuna (o fortuna) vuole che Fonzie in persona sia qui in Italia (sarà ospite nella trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio).
L’attore Henry Winkler, oggi sessantenne, ha replicato all’accusa di Moretti in modo piuttosto sorprendente, nel senso che ha svelato retroscena di cui il pubblico italiano non era in effetti a conoscenza.
Happy Days non era un telefilm qualunquista, faceva scelte mirate nell’organizzazione della trama; ad esempio, dopo l’episodio in cui Fonzie andava in biblioteca, le stime videro un’impennata nella frequentazione delle biblioteche da parte dei giovani americani. In oltre, alle conventions di Happy Days partecipavano giovani poltiticamente impegnati sul fronte dei diritti civili.
L’attore poi parla di se stesso con candida trasparenza “amo il mio paese, ma non la politica di Bush” Clintoniano convinto prima, ora sostenitore di Hilary… alla faccia dei qualunquisti italiani insomma.
Oggi, a riguardo, c’è un bell’articolo di Michele Serra su repubblica.it (ammesso che ne abbia mai scritto uno brutto).

martedì, gennaio 16, 2007

L'Italia sul treno

Mentre noi pendolari di tutta Italia aspettiamo con pazienza (forse troppa pazienza) che i problemi delle nostre ferrovie vengano risolti; mentre aspettiamo che le finanze di Ferrovie dello Stato riprendano vita (uccise dalla gestione di manager incompetenti, in attesa di una buonuscita milionaria), Noi, subiamo le nuove regole di trenitalia.
Mai più gettare il biglietto prima che la corsa sia finita, perchè ad aspettarci, una volta scesi dal treno, ci sono controllori ausiliari che hanno il compito di verificare se siamo in possesso del biglietto e se lo abbiamo timbrato.
Chi se ne importa, basta ricordare di tenere il biglietto con sé... certo, se i treni arrivassero con dieci minuti di anticipo, garantendoci che all'arrivo non sprecheremo il nostro tempo, magari sarebbe meglio.
Invece questa ultima trovata è fumosa, così come il tentativo goffo e prevedibile di fare 4 soldi sulla pelle di quei poveri sfigati che il biglietto lo buttano, lo perdono, magari insieme al quotidiano che leggevano in carrozza.

lunedì, gennaio 15, 2007

Solo un logo


Google non è maschio e non è femmina, non è colosso né azienda, non vuole insomma l'articolo "il" e neppure guello "la".
Non è "la" Fiat e neppure "il" gruppo Esperesso
E' "Google" e basta. Entità ectoplasmica con sede a Mountain View, ma con base dislocata nei pc di tutto il mondo.
Appare nei giornali, in TV, in borsa; Google è ovunque, eppure non ha sesso, strano davvero per i tempi che corrono.

domenica, gennaio 14, 2007

quando il Web è "cattivo"


Se ne vedono di tutti I colori, ce n’è per tutti I gusti ed I palati… anche i meno raffinati.
L’ultima notizia dall’inesauribile fonte You Tube, è la presenza di un video che vede un arzillo Gandhi imbracciare un mitra mentre balla la lap dance.
L’artefice è un attore comico Americano, Gautham Prasad, che però ora fa marcia indietro e addirittura lancia un appello a non scaricare il filmato.
Google è corso ai ripari imponendo che possa accedere al file soltanto un pubblico adulto.

Storia spiacevole, ma non così brutta, almeno non tanto brutta da consentire ai soliti Catoni Censori di agitare gli spauracchi del “chiudete tutta la baracca”

giovedì, gennaio 11, 2007

Nell'Olimpo del Machismo



Chiunque frequenti una palestra con una certa assiduità si sarà misurato, almeno una volta, con manubri e macchine; Avrà poi notato un gruppetto, molto concentrato, in prossimità degli specchi, intento a sollevare pesi in grande quantità, a volte con una certa inquietante rumorosità (io conosco qualcuno che ulula come un licantropo mentre si tramuta in lupo)
Sono i body builders, quelli che si “costruiscono il corpo”, non solo con l’esercizio fisico, ma anche con una alimentazione iperproteica ed integratori ai limiti della legalità.
L’edorado del Body Building è una gara che si chiama "Mister Olimpia", competizione che ideò Joe Weider nel 1965.
Ieri a mezzanotte italia uno ha mandato in onda lo show che ha consacrato il mister olympia 2006.
La preziosa statuetta, chiamata "Sandow" dal nome di Eugene Sandow, il primo body builder moderno, è andata al biondo Jay Cutler che questa volta, dopo essere stato l’eterno secondo, ha scalzato dal podio l’otto volte campione Ronnie Coleman.
Io lo vidi da vicino il mastodontico Jay Cutler e con lui una nutrita schiera di suoi colleghi, in una delle fiere del fitness di Roma di qualche anno fa.
La prima impressione che si ha, guardando questi giganti, è che siano imbottiti di gomma piuma.
La loro dieta è iperproteica ed ipercalorica, mangiano moltissime uova crude, dormono molto e per la maggior parte dell’anno, quando non hanno gare, il loro allenamento consiste più nella gestione del cibo che non nel sollevamento dei pesi.
In vista delle gare si comincia anche l’allenamento aerobico che serve alla definizione dei muscoli.
Cutler era impressionante: un uomo non molto alto a dire il vero, ma grottesco. In una delle conferenze a cui partecipai, si parlò molto della percezione che la gente ha dei culturisti.
C'è curiosità, ma anche diffidenza, soprattutto riguardo la salute degli atleti, le sostanze assunte per lo sviluppo dei muscoli e reazioni contrastanti riguardo il loro aspetto.
é una questione di abitudine, di essere "dentro" ad un meccanismo, che è una vera e propria sottocultura.
I body Builder amano il proprio aspetto (non potrebbe essere altrimenti) ed i loro canoni estetici non sono quelli comuni.
La vita del culturista è complicata: tutto deve essere in misura extra large: dai vestiti, ai letti, ai pasti. La gestione della vita è del tutto singolare; è per questo che in genere le compagne dei culturisti sono culturiste anche loro.
Uno sport tra i più sacrificanti, uno sport in cui il fisico è messo continuamente a rischio ed in cui è essenziale un costante monitoraggio medico.
Poi ci sono le gare, alle quali gli atleti arrivano "tirati", riducendo al limite la presenza di acqua nei tessuti arrivando tal volta ad una vera e propria disidratazione.
La competizione consiste nel mettere in mostra i propri punti di forza.
Alcuni atleti allestiscono show davvero godibili, dimostrando grandi doti di scioltezza, elasticità e ritmo.
Il pubblico di Las Vegas (dove si tiene la gara) è calorosissimo e li ama.
per ogni sportivo, l'abbraccio del pubblico è da sempre la migliore ricompensa al sacrificio

2006: E’ dunque finita l’era Coleman ed iniziata quella Cutler?

martedì, gennaio 09, 2007

Sei grasso, lo dice la pagella

Deve essere stata una trovata di qualche dirigente scolastica frustrata o l’iniziativa di un gruppo di genitrici attiviste dell’aerobica casalinga, sta di fatto che oggi, nelle scuole americane, si deve fare i conti pure con il voto sull’indice di massa corporea.
Sono assolutamente contraria, senza forse e senza ma.
Una cosa è prendere il telefono e chiamare la mamma o il papà del bambino e avvertire che il loro figlio dovrebbe essere incoraggiato a seguire un regime alimentare ipocalorico, un altro è sentenziare su un pezzo di carta che documenta la propria carriera scolastica, quanto grasso o non grasso sei. A quando allora il voto sulla quantità di cerume nelle orecchie?
Ma allora non serve a nulla essere consapevoli di che proporzioni sia il problema dell’anoressia nel mondo?
Non si tratta di ipocrisia, ma di buon senso. Da che mondo è mondo ci sono molti modi di dire la stessa identica verità e da che mondo è mondo alcuni sono giusti, altri sono sbagliati.
La scuola (soprattutto quella americana) tende ad invadere spazi che non le competono.
I ragazzi passano a scuola gran parte del giorno ma è la famiglia che dovrebbe gestire la sensibilità dei propri figli.
La scuola dia giudizi sull’impegno, sulle attitudini, sul profitto, ma si astenga da quelli morali ed estetici.
Certo, la salute è un affare importante, ma che se ne occupino nutrizionisti, concordando dei piani strategici con i genitori, rispettando la privacy dei ragazzi, che questo voto stampato su di un documento come la pagella scolastica rischia di compromettere. Del resto, senza andare a fare analisi invasive, basta una bilancia o l’occhio nudo per capire chi ha bisogno di mangiare meno e chi no.
Si facciano allora campagne per la corretta alimentazione, ma che non la si imponga a nessuno con metodi vessatori, perché neppure la scuola ha questo diritto.

I Venerdì al Santa Chiara

Post dedicato all'ennesima iniziativa del comune di Roma finalizzata alla cultura.

Parte da venerdì 12 gennaio la settima edizione della manifestazione di spettacoli "I Venerdì al Santa Chiara - musica, teatro e danza"
Fino al 4 maggio, sempre di venerdì, alle ore 21:30 - INGRESSO GRATUITO.
Auditorium S. Chiara - via Caterina Troiani 90/91 (traversa di via di decima - Eur, torrino nord)

Concerto inaugurale:
Flor en la Piedra, di Roland Ricaurte.
un mix di rock andino, latin jazz, musica afro-caraibica e sonorità native dell'America Latina.

Omaggio al pubblico del libro “Il sangue della terra. – Atlante geografico del petrolio. Multinazionali e resistenza indigena nell’ Amazzonia Ecuadoriana

Intervento della onlus A SUD
Ogni sera, oltre agli spettacoli musicali ci sarà l'intervento di organizzazioni che si occupano di diritti umani.

Allora, appuntamento da Venerdì dodici gennaio, ogni venerdì fino al 4 maggio all'auditorium Santa Chiara

Tel: 06 696 12 622 - 339 49 53 334

lunedì, gennaio 08, 2007

Quella Bianchetti è un fenomeno

Ha il volto da bambolina di porcellana, un fisico rassicurante, gli occhi che ridono e la parlantina svelta.
Tutti la ricordano in “a sua immagine”, trasmissione nella quale snocciolava perle di saggezza religiosa e quella veste non le si staccherà mai di dosso, anche perché, dice lei, le appartiene nel profondo. Eppure io starei attenta a quel tipino li… l’ambizione le si legge in faccia, ha voglia di arrivare lontano e, lo devo ammettere, le capacità non le mancano.
Nonostante non sia una delle ragazze più belle dello schermo la Bianchetti ha lavorato incessantemente fin dal 1988, quando recitò nella fiction “una lepre con la faccia da bambina”.
E’ persino diventata giornalista nel 2005 e secondo me c’è ancora da scommettere su di lei.
Del resto è piacevole, discreta ma allegra, carina ma non eccessiva.
Ieri, nel suo spazio a Domenica in, intervistava le storiche “signorine buonasera” della Rai e non si poteva non notare quanto lei appartenesse a quella scuola, quanto fosse simile a loro.
Perfetta impiegata rampante della TV per famiglie, si dice che la Bianchetti sia ligissima, virgola per virgola, alla scaletta ed al copione che le affidano.
Un pettegolezzo insinuava che fosse stato un suo zio cardinale ad intercedere per lei, ma la conduttrice romana ha smentito col solito sorriso a 54 denti.
Che le importa delle dicerie? La fanno lavorare e piace al pubblico.
Qualcuno dice che è perfetta per lo zecchino d’oro, potrei essere d’accordo ma arriviamo in ritardo, perché la nostra ha condotto ben altro: era in collegamento da Colonia per la giornata mondiale della gioventù nel 2005, negli anni precedenti, in mondovisione, era a Roma, sempre per la giornata mondiale della gioventù. Sempre nel 2005, ancora in mondovisione “Family Fest” dal campidoglio… perciò, altro che zecchino d’oro!
Il motivo per cui scrivo di lei è il suo essere personaggio controverso: troppo perfettina per essere perfetta davvero, troppo sorridente per essere sinceramente allegra, troppo delicata per esserlo fino in fondo. Ha un viso ed un corpo angelici, accompagnati da una personalità da leonessa.
Una carriera che fa invidia a molti, una posizione a domenica in che in tanti si chiedono come abbia raggiunto.
E allora non resta che pensare che di belle e brave ce ne sono tante, di Lorena Bianchetti ce n’è una.

domenica, gennaio 07, 2007

Il maratoneta resta senza scarpe


Brutte notizie per il maratoneta Clemens.
Era partito da Lipsia con le migliori intenzioni: fare il giro del mondo a piedi, percorrendo ottanta chilometri al giorno; ogni ricavato sarebbe andato in beneficenza ai bambini ammalati di cancro.
Peccato che nella Repubblica Ceca gli abbiano rubato tutto l'equipaggiamento. Clemens, per la sua corsa, aveva preparato ben cinquanta paia di scarpe di ricambio, che puntualmente gli sono state soffiate da qualche buontempone audace, oltre che ladro.
Il tedesco però non demorde, ha affermato di non volersi fermare e che porterà avanti il suo progetto.
Peccato per questo intoppo... ma in ogni favola ce n'è almeno uno no?

venerdì, gennaio 05, 2007

Attualità


Riapre l’inchiesta sul delitto dell’Olgiata.
All’epoca non sapevo neppure cosa fosse l’Olgiata, appurato che fosse un posto, ignoravo dove si trovasse.
Scoprii, insieme alle affascinanti quanto inquietanti indagini sul delitto di Alberica Filo Della Torre, che si trattava di un esclusivo quartiere romano. In seguito, ai tempi dell’università, conobbi persino qualcuno che all’Olgiata e Casal Palocco ci abitava.
Persone fortunate, piene di soldi.
Il 10 luglio del 1991 una donna bellissima, la contessa Alberica Filo Della Torre venne colpita violentemente e strangolata nel giorno del suo decimo anniversario di matrimonio. Luogo del delitto la sua splendida villa, nella quale era in programma una festa.
Il caso era stato archiviato senza colpevoli ma oggi, con i nuovi aiuti della tecnologia, potrebbero aprirsi imprevisti spiragli nelle indagini; esaminando, ad esempio, alcune tracce di sangue rinvenute sui vestiti di due sospetti.

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Un afro americano è l’eroe del metrò di New York.
Mentre nelle sale americane esce e sbanca al botteghino l’ultimo film di Gabriele Muccino “alla ricerca della felicità”, che come protagonista ha Will Smith, nei panni di un padre afroamericano che si riscatta dalla povertà, il simbolo dell’America buona e valorosa diventa un altro padre afroamericano, il quale, nei giorni scorsi non ha esitato a buttarsi sui binari della metro, mentre arrivava un treno in corsa, per salvare un ragazzo che, in preda a convulsioni improvvise, era caduto giù dalla banchina.
Il suo nome è Wesley Autrey e non ha esitato un attimo a compiere l’eroico gesto di fronte alle sue figlie. La storia è finita bene per tutti, senuza un graffio e, per Autrey, l’ammirazione del mondo intero.


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Mel Gibson torna nelle sale come regista con il controverso “Apocalypto”.
Ieri il titolo del TG1 a riguardo era: “il vizio della violenza”, io sono d’accordo.
Eravamo abituati a Cristi zeffirelliani, efebici, biondi, eterei, composti nella loro sofferenza; con “The Passion” di Gibson invece, si è finiti nell’esatto opposto:
Scene crude, violente, esageratamente provocatorie.
Gibson, che sul set di “The Passion” faceva celebrare almeno tre messe al giorno, è in realtà un gran furbone che sa bene ciò che il grosso pubblico vuole: il sensazionale, le emozioni forti.
I suoi film sono “americanate” nel senso più classico (e dispregiativo) del termine.
E vai quindi con le musicone ridondanti, con gli effetti speciali, con il sangue, la sofferenza.
Il fatto che le sue opere siano Colossal ad alto costo e numero di comparse, con set faraonici e cast altisonanti, non le rende prodotti di buon cinema.
“Apocalypto” è nell’occhio del ciclone, oltre che per un sospetto di plagio, perché pieno di scene esageratamente violente e perché, nonostante ciò, arriva nelle sale senza nessun divieto per i minori.
Ma tutta questa, purtroppo, non è che ulteriore pubblicità che finisce per rimpinguare le tasche di chi sul sensazionalismo e quindi anche sulla pubblicità negativa, ci marcia.

giovedì, gennaio 04, 2007

record

Quanto mi piacciono queste storie!
Sono storie positive, storie di sport e di contatto con la natura.

Ieri è partito da Lipsia un tedesco che di mestiere fa l’istallatore di gas e acqua e che di nome fa Robby Clemens, per fare il giro del mondo in 298 giorni… a piedi.
Con lui un nutrizionista ed un medico, ma poi, negli Stati Uniti, Bruce Spristeeng e Bon Jovi
Per lui sono pronte ben cinquanta paia di scarpe di ricambio.

Sempre ieri, attraccando al porto di Antigua, ha concluso la sua avventura il quattordicenne inglese Michael Perham, che ha attraversato da solo l’atlantico a bordo della barca a vela di 9 metri “Cheeky Monkey” (scimmia dispettosa).
Il primato per l’attraversamento dell’atlantico è di 28 giorni, Michael ne ha impiegati 47, ma non è un risultato eccezionale per un ragazzino di 14 anni?

Sono occasioni, per il mondo intero, di unirsi e tifare tutti insieme per chi ci prova, per chi si da da fare, per chi si misura con se stesso.
E’ questa, in fondo, l’essenza profonda di tutti gli sport, peccato che a volte si perda dietro alle logiche del mercato o di un agonismo insano.

mercoledì, gennaio 03, 2007

Made in Italy... o quasi. Thione, un italiano contro Google


Chi non ha mai speso un minuto di riflessione sull’espressione “la fuga dei cervelli”? Non sul fenomeno, per carità, serio ed importante, ma proprio sul modo di dire… che evoca visioni apocalittiche di cervelli, cervellini e cervelloni occhialuti provvisti di gambe in corsa e braccia sottili, alle quali sono ben salde valigie di pelle, di cuoio, un po’ da nerds. Questi cervelli corrono tutti insieme in una unica direzione lasciandosi alle spalle lo stivale italico.
Ok, io magari sarò provvista di una fantasia un po’ troppo fervida e mi lascerò prendere più del d
ovuto, da esercizi onirici decisamente eccentrici… eppure, ne sono certa: chi ha coniato l’espressione “fuga dei cervelli”, doveva pur aspettarselo o addirittura auspicarlo, che qualcuno prima o poi ci avrebbe riso su.
Ironia a parte, dobbiamo essere fieri dei nostri ricercatori noi italiani, anche se i meriti, beninteso, continua a prenderseli l’america.

E’ italiano anche l’unico vero attentatore alla supremazia di Google (non lo dico io ma il prestigioso New York Times).
Si chiama Gian Lorenzo Thione, ha 28 anni, ha studiato ingegneria informatica al Politecnico di Milano e poi, manco a dirlo, se n’è andato in America (e chi può dargli torto?)
Oggi in quel di San Francisco, nella famosa (e famigerata) bay area, ha fondato la Powerset, che sfida l’algoritmo di Page e Brin (genitori di Google)
Con 12,5 milioni di dollari, potrà creare un motore di ricerca che dia filo da torcere a Google… ma Google cos’ha che non va? Cosa si può fare di più?
Beh, se pensiamo che su internet sono presenti oltre 20 miliardi di pagine e che di queste soltanto 5 milioni hanno informazioni strutturate che permettono una ricerca completa… capiamo dove Thione vuole andare a parare e dove vogliono andare a parare tutte quelle imprese (solo nell’ultimo anno almeno una dozzina) che debuttano ed investono tanto, tantissimo in questo settore.
Questo è il blog di Thione
E qui c’è la sua compagnia.