lunedì, febbraio 05, 2007

Io sto col tennis

Perché il calcio è malato.
Ormai è chiaro, era chiaro anche prima, senz’altro prima che scoppiasse il caso calciopoli, poi sapientemente ribattezzato moggiopoli, facendo si che il capro espiatorio fosse uno soltanto.
Non servono i morti per capire che la situazione è del tutto fuori controllo.
Bisogna ammetterlo a malincuore, perchè quello del pallone è lo sport nazionale, è quello che in passato ha avuto un grande e positivo impatto sul nostro tessuto sociale; là dove non arrivava la cultura, infatti, interveniva lo sport.
In questo caso però, ritengo che sia inutile girarci intorno: vale la logica qualunquista, ma lungimirante, la quale sostiene che nelle spirali del calcio girino troppi soldi.
Ormai il circolo è vizioso, il giro è affaristico e lo sport fa da margine ad uno scontro sociale, civile, di classe.
Credo che tutto sommato abbia ragione chi sostiene che il calcio vada abbandonato alla propria sorte.
Non ha senso seguire uno sport che ha, di fatto, tradito la propria natura, che di fatto ha alimentato una logica insana, una faida di società e di sponsor.
Si ha sempre più l’impressione che le partite vangano giocate altrove: negli uffici dei manager ad esempio e che lo scontro fisico avvenga sugli spalti, tra la gente comune in cerca di una qualche rivalsa alla propria miserabile condizione intellettuale.
I controlli, le sanzioni, i cavalli fuori dallo stadio, non hanno senso come deterrente. E’ lo sport a dettare l’etica ai propri tifosi.
E’ per questo che io sto col tennis, che è uno sport elegante, per niente snob se penso a quanti panini con la frittata ho mangiato sulle gradinate del centrale al foro italico di Roma.
Vige la politica del silenzio mentre gli atleti giocano, perché il gesto sportivo non è soltanto fisico, ma mentale anche.
Il tifoso trattiene il respiro durante gli scambi accesi, per poi esplodere di gioia o di collera, ma con civiltà e rispetto per chi si allena ogni giorno per regalare emozioni.
Naturalmente questa è la mia scelta, ma raccomando caldamente a chi ama lo sport, di separarsi dal calcio e dedicarsi a discipline meno inflazionate, almeno finchè il calcio non tornerà a meritare rispetto.
Non sta a me dire come, posso azzardare l’ipotesi di un sano ricambio della classe dirigente, così come succede per i governi che hanno miseramente fallito.

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