martedì, gennaio 02, 2007

La scomparsa dei fatti. Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni


E’ un libro destinato a tutti? Certo che si, ma soprattutto ai giornalisti; anzi, è un vero e proprio manuale per giornalisti che ha come cardine un unico principio fondamentale: prima di tutto i fatti.
Il giornalismo italiano viene presentato da Travaglio come un “caso”, un “incidente”. I giornalisti italiani trascurano i fatti ed “interpretano” la realtà, trascinati dalla passione ideologica, piuttosto che dalla fredda obbiettività.
Tutto questo, naturalmente, non è un bene, è un unicum imbarazzante, soprattutto se consideriamo il modo di fare giornalismo e l’etica giornalistica nel resto d’Europa o in america.
Ma va ancora peggio quando Travaglio esplora i conflitti d’interesse che il mondo giornalistico italiano intesse con assoluta nonchalance e sprezzo del ridicolo, tanto più che l’ordine dei giornalisti si rende spesso connivente con certi meccanismi perversi, non intervenendo affatto o, nel caso intervenga, lo fa con sanzioni irrisorie.
La classe politica si serve dei giornalisti, che si vestono volentieri degli abiti di giullari di corte.
L’Italia del tifo insomma: da quello calcistico ( i giornalisti hanno assunto un peso decisivo nella faccenda di calciaopoli) fino a quello politico (i giornalisti hanno costruito intere inchieste, hanno scritto chilometri di pagine per screditare uomini politici, indipendentemente dai fatti).
Ma ciò che colpisce è l’atteggiamento di strafottenza e tracotanza di uomini (e qualche volta donne) che si pregiano della propria piaggeria e che non si preoccupano di aver costruito falsi, di aver detto baggianate, per favorire una parte politica piuttosto che un’altra. Questa, in Italia, è la normalità ed i giornalisti godono di assoluta impunità, secondo la legge autoproclamatasi tale, per cui: “tutti colpevoli, nessun colpevole”, nel giornalismo come in politica.
Ne escono malissimo un sacco di persone in questo libro.
Travaglio ne ha per Ferrara, Mentana, Sgarbi, Vespa, Floris, Lucia Annunziata, Anna La Rosa, Farina, Feltri; si salvano in pochi, in pochissimi per la verità.
La rai, naturalmente, viene massacrata, con l’eccezione di Santoro, epurato dopo l’editto di Sofia.
In questo libro rivive la memoria di Montanelli, indimenticato esempio di coerenza giornalistica, di rigore scientifico dei fatti e di passione per le idee, più che per le ideologie.

Richiede circa otto ore di lettura e per la riflessione…. Beh, chi lo sa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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