
Ma “Time” non è nuovo all’assegnazione collettiva del suo primato: recentemente, nel 2003, aveva assegnato il riconoscimento al “soldato USA”, nel 1969 aveva fatto ancora di più ed aveva premiato “l’americano medio”, nel 1975 persona dell’anno era stata “la donna Americana”, nel 66 “la generazione di chi ha meno di 25 anni”, nel 60 gli “scenziati americani”, nel 56 “I patrioti ungheresi”, 1950: “I combattenti americani”. Ma negli anni ottanta Time, per ben due volte ci ha stupito; “Il pianeta Terra in pericolo” è la “persona” dell’anno nell’88 e nell’82, “persona” dell’anno è il computer…
Stravaganze; umanizzazione del progresso; uno, nessuno, centomila.
Oggi “Time” ci dice che “I protagonisti” siamo noi tutti; naturalmente ci fa piacere, ci inorgoglisce veder riconosciuti meriti di cui eravamo a conoscenza; Tuttavia, resta un po’ di amaro, come quando la schedina la si vince, ma si deve dividere il premio con troppi altri vincitori, talmente tanti che non rimane che la Gloria.
Personalmente, avrei attribuito il riconoscimento ai ragazzi terribili di Google, Sergey Brin e Larry Page (anche se il "Financial Times" aveva provveduto ad assegnare loro il titolo nel 2005) , che quest’anno si sono profusi in virtuosismi spericolati.
Comunque, mi prendo il premio… (anche se non posso metterlo in mostra nel salotto) e ne faccio tesoro.
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