sabato, dicembre 09, 2006

"diversi"


Il governo sta per fare, allora, la prima cosa davvero di sinistra in mezzo ad un calderone di scelte più o meno maldestre.
Finalmente arriva questa agognata “legge sulle coppie” che già promette fuochi d’artificio.
Dall’altra parte (quella dell’opposizione), lo sanno tutti, c’è una guerra intestina che si basa (utile sarebbe riconoscerlo) sulla leadership e sulla necessità da parte di alcune forze (UDC), di affermare la propria identità. Quale migliore occasione, se non questa legge sui pacs, per un partito di forte matrice religiosa (o presunta tale), per farsi notare sulla scena politica?

Casini tuona (anche perché ultimamente è parecchio incazzato):" i gay non possono pretendere gli stessi diritti rispetto alle coppie regolari”.

Ora, ammetto che il problema c’è; un problema etico, un problema di ordine sociale, un problema morale, ma un politico che sia tale, deve saper scegliere tra le tante espressioni possibili, quella migliore.
Casini ha scelto la peggiore.
E va bene, prendiamola così e, visto che i gay non ci piacciono gran chè, occupiamoci di questi “regolari”, cerchiamo di conoscerli più da vicino.
Scopriamo così, che basta essere una donna ed un uomo, per essere definiti “regolari”.
Che so: un settantenne che sposa una diciottenne albanese, per Casini e le forze cattoliche, è regolare.
Regolare è anche chi ha alle spalle 3, 4 matrimoni.
Insomma, dai, consoliamoci: siamo un esercito di regolari, in cui le mele marce sono i gay che, testuali parole di Casini “non possono pretendere gli stessi diritti” degli altri.
E allora, se non hanno il diritto di vedere riconosciuto legalmente il loro rapporto d’amore, perché non cominciare, piano piano, con calma, a chiedersi se questi gay abbiano anche tutta questa necessità di frequentare luoghi pubblici, di fare spesa negli stessi posti in cui fanno spesa gli altri, se abbiano, in fine, anche tutto questo bisogno di respirare?
In fondo, mica possono pretendere di avere gli stessi diritti degli altri?

Il discorso di Casini ed i cattolici che si scaglia contro i gay, ma in generale anche contro chi vuole sancire la propria unione senza un matrimonio civile o religioso, sembra voler dire che lo stato dovrebbe fare differenza tra chi abbraccia la religione cattolica e le sue tradizioni e chi, per scelta o per un’imposizione della natura (vedi i gay), invece la rifiuta.

Se Gesù diceva (e forse aveva qualche motivo) “date a Cesare quel che è di Cesare”, Casini & co non ci stanno, si impuntano, scalpitano…
Loro i gay non li vogliono discriminare, loro li tollerano, li sopportano, ma mica “possono pretendere gli stessi diritti delle coppie regolari”… e questa non è discriminazione?
Discriminare significa, appunto, fare distinzione, separare.
Se separi i gay dal resto del calderone “regolare”, non fai altro che discriminarli.
E’ una discriminazione anche nei confronti degli atei, che hanno il diritto di essere atei ma non quello di non essere cattolici fino in fondo.
Questo paese allora, deve decidere che strada prendere e lo deve fare una volta per tutte e con chiarezza: vuole separare nettamente i poteri tra stato e chiesa e liberare le persone dall’obbligo di essere cittadini ma anche cattolici, oppure vuole essere una costola dello stato Vaticano?
Io avrei già deciso ma i tempi della politica sono lunghi ed il suo linguaggio… pessimo.

Nessun commento: