Appartiene a quella folta schiera di programmi che nessuno confessa di guardare, ma che poi fanno il pienone di ascolti.
A dire la verità, questa è una prerogativa di quasi tutti i prodotti di Maria De Filippi, che confeziona roba agrodolce, sempre pronta da portar via proprio come il cibo cinese.
Nato con il titolo “Saranno Famosi”, dopo un anno e mezzo è diventato “amici di Maria De Filippi” in seguito ad una traversia burocratica sui diritti del titolo, già di proprietà della celebre serie televisiva “fame”.
Ragazzi dai diciotto ai 25 anni si sfidano a colpi di danza, canto e recitazione, ma soprattutto si tirano sberle verbali da far impallidire i migliori Sgarbi della tradizione televisiva italiana.
La formula del reality (o talent show se si preferisce), incita alla competizione sfrenata, al pettegolezzo, allo sfottò, al quasi odio tra fazioni, col pubblico che urla come nel colosseo.
La forza del programma è questa in fondo: si finisce nella partigianeria insulsa, avallata persino dagli insegnanti della scuola ed il risultato finale, quasi sempre, è il premio non al più bravo, ma allo sfigato della situazione.
Le discussioni vertono di continuo sulla dicotomia tra interpretazione e tecnica, sia per quanto riguarda il canto che il ballo.
Il messaggio che arriva al pubblico di frequente è che chi ha tecnica non ha cuore e viceversa.
Così, nella danza si fanno complimenti a ragazzini che quasi non sanno camminare ed ai semiprofessionisti gli si dice “non mi hai trasmesso niente”, manco fossero prese della corrente.
L’anno scorso vinse un giovanotto di Udine, grande forza di volontà, pochi fronzoli, una storia difficile alle spalle e un bel sorriso aperto, positivo.
Artisticamente non meritava la vittoria, senz’altro meritava un premio, magari la possibilità di studiare ancora, ma non la palma della vittoria.
Quest’anno i più bravi sono un ballerino classico ed una cantante, ma la favorita è una ballerina coi piedi piatti che è diventata popolare grazie ad un contenzioso con la sua insegnante che, in un modo un po’ crudo forse, le ha detto la verità: coi piedi piatti non diventerà mai una vera ballerina.
E di pianto in pianto, di eliminazione in eliminazione, ci si appassiona anche a queste piccole storie impacchettate apposta per noi.
lunedì, febbraio 26, 2007
venerdì, febbraio 23, 2007
Mistero a Ceprano
C’è una storia di cui non si parla.
Non ne parlano i giornali (non dico quelli a tiratura nazionale, ma almeno quelli locali), le radio ed i tiggì. Nessuno lo sa, a nessuno interessa?
Comunque ieri a Ceprano, ad un tiro di schioppo da casa mia, è morto un uomo.
Si dice si sia suicidato, ma alcuni testimoni parlano di un colpo di pistola alla schiena.
Altri riferisco di una autoambulanza che se ne andava a gran velocità a sirene spiegate, insinuando la presenza di una seconda persona ferita.
L’uomo era di Roma, si dice. Cosa facesse a Ceprano non si sa, in una casa che, tra l’altro, era sempre stata disabitata.
Il corpo era sulle scale esterne alla casa, altro particolare strano per un caso di suicidio, contando anche che chi ha visto il corpo di sfuggita, lo ha descritto mezzo nudo (e non siamo in estate).
Mistero insomma
Non ne parlano i giornali (non dico quelli a tiratura nazionale, ma almeno quelli locali), le radio ed i tiggì. Nessuno lo sa, a nessuno interessa?
Comunque ieri a Ceprano, ad un tiro di schioppo da casa mia, è morto un uomo.
Si dice si sia suicidato, ma alcuni testimoni parlano di un colpo di pistola alla schiena.
Altri riferisco di una autoambulanza che se ne andava a gran velocità a sirene spiegate, insinuando la presenza di una seconda persona ferita.
L’uomo era di Roma, si dice. Cosa facesse a Ceprano non si sa, in una casa che, tra l’altro, era sempre stata disabitata.
Il corpo era sulle scale esterne alla casa, altro particolare strano per un caso di suicidio, contando anche che chi ha visto il corpo di sfuggita, lo ha descritto mezzo nudo (e non siamo in estate).
Mistero insomma
martedì, febbraio 20, 2007
GF: l'involuzione
Non che non ci sia niente di più importante di cui discutere, ma certe cose finiscono per diventare importanti anche se fondamentalmente non lo sono.
Una trasmissione televisiva ad esempio, sembra una cosa poco importante ma se a vederla sono milioni di persone e se intorno ci girano un mucchio di soldi allora beh, la questione non è poi così banale.
Il Grande Fratello ad esempio…
Una macchina da Guerra partita con la Bignardi sette anni fà e condotta oggi dalla Marcuzzi.
Secondo me è interessante anche il confronto tra le conduttrici, per capire il percorso che lo show ha fatto in tutto questo tempo
Partito come una sorta di esperimento sociologico, accompagnato dalla voce lieve e dalla figura sottile e minimalista della Bignardi, il grande Fratello è passato nelle mani di un’altra bruna, stavolta prosperosa, un po’ napoletana, attrice briosa, Barbara D’Urso. Oggi il GF appartiene alla Marcuzzi, una cavallona glamour, biondissima, formosissima, altissima.
Non è rimasto proprio nulla dell’esperimento, ora il GF è una vetrina di cristallo nella quale si espongono ragazze già confezionate per un calendario e ragazzi che faranno i tronisti dalla De Filippi, dopo un percorso di serate in discoteca.
Insomma, si è entrati in quel pericolosissimo territorio che è quello del già visto, del trito e ritrito; dell’inutile, appunto.
Il Gf non è più utile al pubblico, perchè non crea più dinamiche nuove ed interessanti. Non c’è più nessuno scalpore nel vedere dei ragazzi che si baciano o fanno del sesso frettoloso sotto un piumone.
Non c’è neppure più divertimento nello spiare le loro reciproche antipatie, ormai la tv è piena di confessionali.
Il GF, perdendo la sua utilità, il suo apporto di novità, ha perso anche la sua ragione di esistere.
Se non fosse per la Gialappas, per le ottime imitazioni, per gli sfottò e per la magnifica forma della Marcuzzi, non ci sarebbe modo nè motivo di conoscere i nomi dei nuovi concorrenti.
E, a dire la verità, persino la Gialappas ormai, ritengo dovrebbe cambiare mira.
Non ci sono più i Tariconi e le Cristine, gli ottusangolo ed i Salvo, che di per sè non avevano nulla di speciale, ma dalla loro contavano sull’effetto sorpresa, sulla novità assoluta, l’originalità del format e del contesto.
Oggi va in onda un personaggificio di terz’ordine che induce anche un po’ alla pena per gente che tenta di mostrarsi autentica e finisce per essere la caricatura di sè stessa.
La salvezza del Gf potrebbe risiedere soltanto nella scelta di personaggi estremi, poco televisivi, incontrollabili ed in un certo senso vergini di meccanismi a cui tutti sono abituati ormai.
Un consiglio-appello agli autori quindi: cambiare o chiudere.
lunedì, febbraio 19, 2007
cause for Taso
domenica, febbraio 18, 2007
più progressisti della Spagna
Non so se classificarla come una buona notizia per l’Italia oppure semplicemente una notizia di colore dal mondo.
Sicuramente viene voglia di festeggiare quando in Spagna (la pasionaria, la rivoluzionaria, la rossa), succedono cose così.
Perchè qua non riusciamo a metterci d’accordo sui pacs, ci vengono le bolle per i Dico, non riusciamo neppure a parlare di staminali, ma sulle elezioni delle miss non ci batte nessuno.
La storia è quella di Angela Bustillo, 22 anni, che aveva partecipato al concorso per l’elezione di miss Cantabria (nientepopòdimeno), regione della spagna settentrionale ed aveva vinto.
Peccato però che il regolamento prevedesse che le miss non dovessero avere figli, perchè invece la Bustillo ha un pargoletto di 3 anni.
E’ questo il motivo per cui il titolo le è stato ritirato.
Lei si ribella… del resto vive in Spagna e le sembrerà strano essere penalizzata per essere una banalissima mamma. Fosse stata una mamma lesbica magari avrebbero chiuso un occhio :)
Ma no, noi nella Spagna confidiamo molto (e ne abbiamo ben donde). Già lo vedo Zapatero strapparsi I capelli per questo regolamento obsoleto e restauratore e me lo immagino correre incontro alla nostra Angela con la corona di più bella del reame di Cantabria.
Noi in italia abbiamo Mirigliani che vale 100 Zapatero messi insieme, uno che ha aperto le porte del successo alla Loren, alla Lollo, alla Bosè, alla Colombari, alla Chiabotto e a Mirka Viola, santa protettrice di tutte le “miss mamma" del mondo
Sicuramente viene voglia di festeggiare quando in Spagna (la pasionaria, la rivoluzionaria, la rossa), succedono cose così.
Perchè qua non riusciamo a metterci d’accordo sui pacs, ci vengono le bolle per i Dico, non riusciamo neppure a parlare di staminali, ma sulle elezioni delle miss non ci batte nessuno.
La storia è quella di Angela Bustillo, 22 anni, che aveva partecipato al concorso per l’elezione di miss Cantabria (nientepopòdimeno), regione della spagna settentrionale ed aveva vinto.
Peccato però che il regolamento prevedesse che le miss non dovessero avere figli, perchè invece la Bustillo ha un pargoletto di 3 anni.
E’ questo il motivo per cui il titolo le è stato ritirato.
Lei si ribella… del resto vive in Spagna e le sembrerà strano essere penalizzata per essere una banalissima mamma. Fosse stata una mamma lesbica magari avrebbero chiuso un occhio :)
Ma no, noi nella Spagna confidiamo molto (e ne abbiamo ben donde). Già lo vedo Zapatero strapparsi I capelli per questo regolamento obsoleto e restauratore e me lo immagino correre incontro alla nostra Angela con la corona di più bella del reame di Cantabria.
Noi in italia abbiamo Mirigliani che vale 100 Zapatero messi insieme, uno che ha aperto le porte del successo alla Loren, alla Lollo, alla Bosè, alla Colombari, alla Chiabotto e a Mirka Viola, santa protettrice di tutte le “miss mamma" del mondo
giovedì, febbraio 15, 2007
tutto in famiglia
Ho già parlato della Carfagna e non sono riuscita a strapazzarla troppo perché io l’impegno lo ammiro veramente e lei ce la sta mettendo tutta.
Peccato per i risultati.
Le donne in politica sembra debbano obbligatoriamente occuparsi di sociale, di famiglia, di etica.
Se magari andassero a occuparsi di economia o di esteri forse, in certi casi, farebbero meno danni.
Tutto questo fa da preambolo a quanto letto su repubblica.it sullo scazzo tra la Carfagna e Luxuria sui Dico (manco a farlo apposta)
Sembra che si leggiferi più per dar da parlare ai politici che non per il bene di questo povero Paese.
La bella Mara Carfagna, forzista verace, esterna e non fa sconti.
I gay sarebbero “costituzionalmente sterili”, e aggiunge che “per volersi bene, requisito fondamentale è poter procreare”.
La nota di colore è che Luxuria le risponde di non voler prendere lezioni da una sfasciafamiglie, riferendosi alle bagatelle berlusconiane della notte dei telegatti.
La questione centrale è invece che la Carfagna ha perso una occasione per tacere o, volendo essere buoni, per spiegarsi meglio.
Dove le mettiamo le coppie sterili secondo la Carfagna e secondo chi appoggia le sue parole? Ci sono persone sposate davanti a Dio che non possono avere figli. Significa che non hanno i requisiti per volersi bene? Che ci facciamo allora… suggeriamo al Vaticano di scomunicare pure loro?
Uff, ma possibile che non ci si sia ancora stancati di questi teatrini? E la famiglia… la famiglia sta cominciando a diventarmi insopportabile.
Peccato per i risultati.
Le donne in politica sembra debbano obbligatoriamente occuparsi di sociale, di famiglia, di etica.
Se magari andassero a occuparsi di economia o di esteri forse, in certi casi, farebbero meno danni.
Tutto questo fa da preambolo a quanto letto su repubblica.it sullo scazzo tra la Carfagna e Luxuria sui Dico (manco a farlo apposta)
Sembra che si leggiferi più per dar da parlare ai politici che non per il bene di questo povero Paese.
La bella Mara Carfagna, forzista verace, esterna e non fa sconti.
I gay sarebbero “costituzionalmente sterili”, e aggiunge che “per volersi bene, requisito fondamentale è poter procreare”.
La nota di colore è che Luxuria le risponde di non voler prendere lezioni da una sfasciafamiglie, riferendosi alle bagatelle berlusconiane della notte dei telegatti.
La questione centrale è invece che la Carfagna ha perso una occasione per tacere o, volendo essere buoni, per spiegarsi meglio.
Dove le mettiamo le coppie sterili secondo la Carfagna e secondo chi appoggia le sue parole? Ci sono persone sposate davanti a Dio che non possono avere figli. Significa che non hanno i requisiti per volersi bene? Che ci facciamo allora… suggeriamo al Vaticano di scomunicare pure loro?
Uff, ma possibile che non ci si sia ancora stancati di questi teatrini? E la famiglia… la famiglia sta cominciando a diventarmi insopportabile.
succede in America
C’è un senatore democratico dello stato di New York che si chiama Carl Kruger (sarà forse un parente del più famoso Freddy di Nightmare?), il quale ha presentato al senato una legge che vieti ai pedoni di New York attraversare la strada usando l’Ipod, parlando al cellulare o maneggiando un palmare.
Non perviene notizia di cosa possa succedere agli sventurati che sfoglino libri o giornali, che chiacchierino con un amico, che si accendano una sigaretta, che si tolgano lo zucchero a velo dal bavero della giacca o a quelli che semplicemente sognino ad occhi aperti
Non perviene notizia di cosa possa succedere agli sventurati che sfoglino libri o giornali, che chiacchierino con un amico, che si accendano una sigaretta, che si tolgano lo zucchero a velo dal bavero della giacca o a quelli che semplicemente sognino ad occhi aperti
lunedì, febbraio 12, 2007
Crociate civili
Capita che clicchi sull’articolo che dovrebbe parlarti dei “Dico” (a proposito, ma lo fanno apposta a trovare sigle simili?) e ti si apre la pubblicità dell’anello della Durex…
A riprova che l’unica cosa davvero sacra al giorno d’oggi è la pubblicità; l’unica che di sicuro è l’anima di qualcosa (la pubblicità è l’anima del commercio).
Per il resto, che poi è quello che ci interessa, sottoscrivo l’articolo di Massimo Giannini.
La mia sensibilità, tra l’altro, mi spinge ad inalberarmi un po’.
Non se ne può davvero più di questa Italia che non riesce a tagliare il cordone ombelicale dalla Chiesa.
Che qualcuno si decida finalmente a dare a Cesare quel che è di Cesare, tutelando chi non si sente legato ai valori cattolici.
Del resto la fede non può e non deve in nessun modo essere una imposizione dello stato, il quale, di contro, dovrebbe regolamentare la vita pubblica (e in certa misura privata) dei suoi cittadini secondo un modello squisitamente laico.
Secondo tale modello chiunque, cattolico o no, dovrebbe sentirsi egualmente tutelato nelle proprie scelte intime.
Invece, non si capisce per quale motivo, chi fa una scelta laica deve sentirsi sempre un cittadino di serie b.
Si ritorna all’ipocrisia che suggeriva la pubblicità della durex.
Ipocrisia ideologica di forma e sostanza, della quale un elettorato maturo dovrebbe voler fare a meno a tutti i costi.
rimando all'editoriale di Scalfari, che ritengo illuminante.
A riprova che l’unica cosa davvero sacra al giorno d’oggi è la pubblicità; l’unica che di sicuro è l’anima di qualcosa (la pubblicità è l’anima del commercio).
Per il resto, che poi è quello che ci interessa, sottoscrivo l’articolo di Massimo Giannini.
La mia sensibilità, tra l’altro, mi spinge ad inalberarmi un po’.
Non se ne può davvero più di questa Italia che non riesce a tagliare il cordone ombelicale dalla Chiesa.
Che qualcuno si decida finalmente a dare a Cesare quel che è di Cesare, tutelando chi non si sente legato ai valori cattolici.
Del resto la fede non può e non deve in nessun modo essere una imposizione dello stato, il quale, di contro, dovrebbe regolamentare la vita pubblica (e in certa misura privata) dei suoi cittadini secondo un modello squisitamente laico.
Secondo tale modello chiunque, cattolico o no, dovrebbe sentirsi egualmente tutelato nelle proprie scelte intime.
Invece, non si capisce per quale motivo, chi fa una scelta laica deve sentirsi sempre un cittadino di serie b.
Si ritorna all’ipocrisia che suggeriva la pubblicità della durex.
Ipocrisia ideologica di forma e sostanza, della quale un elettorato maturo dovrebbe voler fare a meno a tutti i costi.
rimando all'editoriale di Scalfari, che ritengo illuminante.
martedì, febbraio 06, 2007
le solite bagatelle
La prima cosa che ho fatto stamattina è stato aprire la Repubblica e cercare una lettera indirizzata a Silvio Berlusconi, non c’era.
Nessuno gli ha chiesto pubbliche scuse stavolta.
Del resto ieri, quando ha detto, con l’ironia che lo contraddistingue (non sempre positivamente), che i gay sono tutti a sinistra, non ha sbagliato troppo.
Qualunque altro uomo politico del suo rilievo però, non se ne sarebbe compiaciuto, come sembrava compiacersene lui.
L’interrogativo su Berlusconi non è mai cambiato e resta sulla sua levatura morale, sulla sua statura ideologica.
Probabilmente, se si è cominciato a chiamarlo “nano di Arcore”, sarebbe stato il caso di farlo per l’esigua prestanza del suo “io” politico, per la brevità, la quasi inesistenza della sua storia politica e non per la sua statura fisica.
Lo si ricorda “compare” di Craxi, ma Berlusconi è sempre stato un uomo di affari e fondamentalmente è rimasto tale.
Non che esistano particolari figure di spicco nel panorama della politica attuale, però almeno, gli altri sono capaci di restare zitti quando è il caso.
Lui no.
Berlusconi non resiste alla sua natura di piacione gigione. Non ce la fa, quando una cosa gli passa per la testa, lui deve dirla.
Si da il caso, purtroppo, che le sue non siano le parole di un uomo illuminato, ma quelle di un italiano medio, parole obsolete, tali quali i concetti e le battute triviali.
Ci si chiede se davvero Berlusconi sia necessario tenerselo com’è; se sia proprio indispensabile tenerselo…
Insomma, l’Italia ha davvero bisogno di lui?
La risposta non è semplice, anche perché alla sua destra e alla sua sinistra mi sforzo di vedere gente per cui non mi porrei la stessa domanda, ma lui, diciamo, è l’emblema del vacuo, insieme a pochi altri capaci di fargli da spalla.
E così accade anche che, in una giornata difficile come quella di ieri e cruciale per il governo, in un periodo di profonda crisi ideologica e morale che coinvolge ogni livello della nostra società, tutto venga lavato via dalle battute da caserma dell’ex premier.
E allora forse, seppur amara, ho trovato la mia risposta:
Si Berlusconi è indispensabile, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, se non altro, per avere qualcuno con cui prendersela.
Nessuno gli ha chiesto pubbliche scuse stavolta.
Del resto ieri, quando ha detto, con l’ironia che lo contraddistingue (non sempre positivamente), che i gay sono tutti a sinistra, non ha sbagliato troppo.
Qualunque altro uomo politico del suo rilievo però, non se ne sarebbe compiaciuto, come sembrava compiacersene lui.
L’interrogativo su Berlusconi non è mai cambiato e resta sulla sua levatura morale, sulla sua statura ideologica.
Probabilmente, se si è cominciato a chiamarlo “nano di Arcore”, sarebbe stato il caso di farlo per l’esigua prestanza del suo “io” politico, per la brevità, la quasi inesistenza della sua storia politica e non per la sua statura fisica.
Lo si ricorda “compare” di Craxi, ma Berlusconi è sempre stato un uomo di affari e fondamentalmente è rimasto tale.
Non che esistano particolari figure di spicco nel panorama della politica attuale, però almeno, gli altri sono capaci di restare zitti quando è il caso.
Lui no.
Berlusconi non resiste alla sua natura di piacione gigione. Non ce la fa, quando una cosa gli passa per la testa, lui deve dirla.
Si da il caso, purtroppo, che le sue non siano le parole di un uomo illuminato, ma quelle di un italiano medio, parole obsolete, tali quali i concetti e le battute triviali.
Ci si chiede se davvero Berlusconi sia necessario tenerselo com’è; se sia proprio indispensabile tenerselo…
Insomma, l’Italia ha davvero bisogno di lui?
La risposta non è semplice, anche perché alla sua destra e alla sua sinistra mi sforzo di vedere gente per cui non mi porrei la stessa domanda, ma lui, diciamo, è l’emblema del vacuo, insieme a pochi altri capaci di fargli da spalla.
E così accade anche che, in una giornata difficile come quella di ieri e cruciale per il governo, in un periodo di profonda crisi ideologica e morale che coinvolge ogni livello della nostra società, tutto venga lavato via dalle battute da caserma dell’ex premier.
E allora forse, seppur amara, ho trovato la mia risposta:
Si Berlusconi è indispensabile, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, se non altro, per avere qualcuno con cui prendersela.
lunedì, febbraio 05, 2007
Io sto col tennis
Perché il calcio è malato.
Ormai è chiaro, era chiaro anche prima, senz’altro prima che scoppiasse il caso calciopoli, poi sapientemente ribattezzato moggiopoli, facendo si che il capro espiatorio fosse uno soltanto.
Non servono i morti per capire che la situazione è del tutto fuori controllo.
Bisogna ammetterlo a malincuore, perchè quello del pallone è lo sport nazionale, è quello che in passato ha avuto un grande e positivo impatto sul nostro tessuto sociale; là dove non arrivava la cultura, infatti, interveniva lo sport.
In questo caso però, ritengo che sia inutile girarci intorno: vale la logica qualunquista, ma lungimirante, la quale sostiene che nelle spirali del calcio girino troppi soldi.
Ormai il circolo è vizioso, il giro è affaristico e lo sport fa da margine ad uno scontro sociale, civile, di classe.
Credo che tutto sommato abbia ragione chi sostiene che il calcio vada abbandonato alla propria sorte.
Non ha senso seguire uno sport che ha, di fatto, tradito la propria natura, che di fatto ha alimentato una logica insana, una faida di società e di sponsor.
Si ha sempre più l’impressione che le partite vangano giocate altrove: negli uffici dei manager ad esempio e che lo scontro fisico avvenga sugli spalti, tra la gente comune in cerca di una qualche rivalsa alla propria miserabile condizione intellettuale.
I controlli, le sanzioni, i cavalli fuori dallo stadio, non hanno senso come deterrente. E’ lo sport a dettare l’etica ai propri tifosi.
E’ per questo che io sto col tennis, che è uno sport elegante, per niente snob se penso a quanti panini con la frittata ho mangiato sulle gradinate del centrale al foro italico di Roma.
Vige la politica del silenzio mentre gli atleti giocano, perché il gesto sportivo non è soltanto fisico, ma mentale anche.
Il tifoso trattiene il respiro durante gli scambi accesi, per poi esplodere di gioia o di collera, ma con civiltà e rispetto per chi si allena ogni giorno per regalare emozioni.
Naturalmente questa è la mia scelta, ma raccomando caldamente a chi ama lo sport, di separarsi dal calcio e dedicarsi a discipline meno inflazionate, almeno finchè il calcio non tornerà a meritare rispetto.
Non sta a me dire come, posso azzardare l’ipotesi di un sano ricambio della classe dirigente, così come succede per i governi che hanno miseramente fallito.
Ormai è chiaro, era chiaro anche prima, senz’altro prima che scoppiasse il caso calciopoli, poi sapientemente ribattezzato moggiopoli, facendo si che il capro espiatorio fosse uno soltanto.
Non servono i morti per capire che la situazione è del tutto fuori controllo.
Bisogna ammetterlo a malincuore, perchè quello del pallone è lo sport nazionale, è quello che in passato ha avuto un grande e positivo impatto sul nostro tessuto sociale; là dove non arrivava la cultura, infatti, interveniva lo sport.
In questo caso però, ritengo che sia inutile girarci intorno: vale la logica qualunquista, ma lungimirante, la quale sostiene che nelle spirali del calcio girino troppi soldi.
Ormai il circolo è vizioso, il giro è affaristico e lo sport fa da margine ad uno scontro sociale, civile, di classe.
Credo che tutto sommato abbia ragione chi sostiene che il calcio vada abbandonato alla propria sorte.
Non ha senso seguire uno sport che ha, di fatto, tradito la propria natura, che di fatto ha alimentato una logica insana, una faida di società e di sponsor.
Si ha sempre più l’impressione che le partite vangano giocate altrove: negli uffici dei manager ad esempio e che lo scontro fisico avvenga sugli spalti, tra la gente comune in cerca di una qualche rivalsa alla propria miserabile condizione intellettuale.
I controlli, le sanzioni, i cavalli fuori dallo stadio, non hanno senso come deterrente. E’ lo sport a dettare l’etica ai propri tifosi.
E’ per questo che io sto col tennis, che è uno sport elegante, per niente snob se penso a quanti panini con la frittata ho mangiato sulle gradinate del centrale al foro italico di Roma.
Vige la politica del silenzio mentre gli atleti giocano, perché il gesto sportivo non è soltanto fisico, ma mentale anche.
Il tifoso trattiene il respiro durante gli scambi accesi, per poi esplodere di gioia o di collera, ma con civiltà e rispetto per chi si allena ogni giorno per regalare emozioni.
Naturalmente questa è la mia scelta, ma raccomando caldamente a chi ama lo sport, di separarsi dal calcio e dedicarsi a discipline meno inflazionate, almeno finchè il calcio non tornerà a meritare rispetto.
Non sta a me dire come, posso azzardare l’ipotesi di un sano ricambio della classe dirigente, così come succede per i governi che hanno miseramente fallito.
Italtel ti cerca
Da pagina 15 de “il sole 24 ore” arrivano buone notizie per i laureati e neolaureati che cercano lavoro.
Italtel, piccola multinazionale italiana, leader in Europa per la voce su Internet, cerca oltre 150 laureati da inserire per il 60% in Italia, da distribuire per la maggior parte nella sede di Castelletto Ticino di Settimo milanese e per la minor parte nella sede di Roma. Il restante 40% sarà destinato all’estero.
I requisiti principali sono l’ottima conoscenza dell’inglese e una laurea in, informatica, telecomunicazioni, elettronica, fisica, economia e commercio.
Le mansioni da svolgere infatti saranno di tipo tecnico o commerciale.
Sono richieste poi capacità relazionali e disponibilità a trasferirsi all’estero.
Dall’ufficio delle risorse umane di Italtel, si fa sapere che i contratti saranno quasi tutti a tempo indeterminato.
E’ possibile candidarsi registrandosi al sito di Italtel
Italtel, piccola multinazionale italiana, leader in Europa per la voce su Internet, cerca oltre 150 laureati da inserire per il 60% in Italia, da distribuire per la maggior parte nella sede di Castelletto Ticino di Settimo milanese e per la minor parte nella sede di Roma. Il restante 40% sarà destinato all’estero.
I requisiti principali sono l’ottima conoscenza dell’inglese e una laurea in, informatica, telecomunicazioni, elettronica, fisica, economia e commercio.
Le mansioni da svolgere infatti saranno di tipo tecnico o commerciale.
Sono richieste poi capacità relazionali e disponibilità a trasferirsi all’estero.
Dall’ufficio delle risorse umane di Italtel, si fa sapere che i contratti saranno quasi tutti a tempo indeterminato.
E’ possibile candidarsi registrandosi al sito di Italtel
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