venerdì, gennaio 05, 2007
Attualità
Riapre l’inchiesta sul delitto dell’Olgiata.
All’epoca non sapevo neppure cosa fosse l’Olgiata, appurato che fosse un posto, ignoravo dove si trovasse.
Scoprii, insieme alle affascinanti quanto inquietanti indagini sul delitto di Alberica Filo Della Torre, che si trattava di un esclusivo quartiere romano. In seguito, ai tempi dell’università, conobbi persino qualcuno che all’Olgiata e Casal Palocco ci abitava.
Persone fortunate, piene di soldi.
Il 10 luglio del 1991 una donna bellissima, la contessa Alberica Filo Della Torre venne colpita violentemente e strangolata nel giorno del suo decimo anniversario di matrimonio. Luogo del delitto la sua splendida villa, nella quale era in programma una festa.
Il caso era stato archiviato senza colpevoli ma oggi, con i nuovi aiuti della tecnologia, potrebbero aprirsi imprevisti spiragli nelle indagini; esaminando, ad esempio, alcune tracce di sangue rinvenute sui vestiti di due sospetti.
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Un afro americano è l’eroe del metrò di New York.
Mentre nelle sale americane esce e sbanca al botteghino l’ultimo film di Gabriele Muccino “alla ricerca della felicità”, che come protagonista ha Will Smith, nei panni di un padre afroamericano che si riscatta dalla povertà, il simbolo dell’America buona e valorosa diventa un altro padre afroamericano, il quale, nei giorni scorsi non ha esitato a buttarsi sui binari della metro, mentre arrivava un treno in corsa, per salvare un ragazzo che, in preda a convulsioni improvvise, era caduto giù dalla banchina.
Il suo nome è Wesley Autrey e non ha esitato un attimo a compiere l’eroico gesto di fronte alle sue figlie. La storia è finita bene per tutti, senuza un graffio e, per Autrey, l’ammirazione del mondo intero.
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Mel Gibson torna nelle sale come regista con il controverso “Apocalypto”.
Ieri il titolo del TG1 a riguardo era: “il vizio della violenza”, io sono d’accordo.
Eravamo abituati a Cristi zeffirelliani, efebici, biondi, eterei, composti nella loro sofferenza; con “The Passion” di Gibson invece, si è finiti nell’esatto opposto:
Scene crude, violente, esageratamente provocatorie.
Gibson, che sul set di “The Passion” faceva celebrare almeno tre messe al giorno, è in realtà un gran furbone che sa bene ciò che il grosso pubblico vuole: il sensazionale, le emozioni forti.
I suoi film sono “americanate” nel senso più classico (e dispregiativo) del termine.
E vai quindi con le musicone ridondanti, con gli effetti speciali, con il sangue, la sofferenza.
Il fatto che le sue opere siano Colossal ad alto costo e numero di comparse, con set faraonici e cast altisonanti, non le rende prodotti di buon cinema.
“Apocalypto” è nell’occhio del ciclone, oltre che per un sospetto di plagio, perché pieno di scene esageratamente violente e perché, nonostante ciò, arriva nelle sale senza nessun divieto per i minori.
Ma tutta questa, purtroppo, non è che ulteriore pubblicità che finisce per rimpinguare le tasche di chi sul sensazionalismo e quindi anche sulla pubblicità negativa, ci marcia.
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